Dentro il Progetto Sign, la prima inchiesta UFO dell’USAF (1947-1948)

Alla fine del 1947, mentre il mondo usciva dalla Seconda Guerra Mondiale ed entrava nell’era incerta della Guerra Fredda, nei cieli degli Stati Uniti accadeva qualcosa di inatteso: decine di persone iniziavano a riferire strani oggetti volanti di forma inconsueta. Il 24 giugno 1947 il pilota civile Kenneth Arnold segnalò nove oggetti a forma di disco che sfrecciavano a oltre 1.000 miglia orarie vicino al Monte Rainier, nello stato di Washington​. Fu il primo avvistamento a guadagnare clamore nazionale: Arnold descrisse quegli oggetti come simili a “piattini lanciati sull’acqua”, frase ripresa dai media che coniarono il termine “flying saucers” – “dischi volanti”.
Nel giro di pochi giorni, centinaia di altre segnalazioni di UFO arrivarono da ogni angolo del paese, coinvolgendo anche piloti militari e controllori di volo​. L’episodio più celebre di quell’estate fu il caso di Roswell, Nuovo Messico: ai primi di luglio 1947, la base aerea locale annunciò persino il recupero di un misterioso “disco volante” precipitato, salvo poi smentire poco dopo attribuendo i rottami a un pallone meteorologico. Nonostante la spiegazione ufficiale, la vicenda di Roswell – con il suo titolo a tutta pagina sui giornali – contribuì ad alimentare l’immaginario popolare sugli UFO e il sospetto che qualcosa di straordinario stesse sorvolando i cieli americani.

L’incidente di Roswell riportato in un giornale locale

Questa ondata di avvistamenti coincise con l’acuirsi della contrapposizione USA-URSS. Nel pubblico e nei circoli militari cresceva il timore che dietro i “dischi” potessero nascondersi nuove tecnologie – se non addirittura velivoli spia sovietici – in grado di minacciare la sicurezza nazionale​. L’Aeronautica militare statunitense (appena divenuta forza armata indipendente nel 1947) comprese di non poter ignorare il fenomeno. Già a settembre di quell’anno, il generale Nathan F. Twining, comandante del Materiel Command a Wright Field (Ohio), inviò a Washington un promemoria riservato in cui affermava che “il fenomeno riportato è qualcosa di reale e non frutto di visioni o finzioni”.  Twining raccomandava di avviare uno studio sistematico per capire l’origine di questi oggetti volanti non identificati. Fu il preludio al primo progetto d’intelligence dedicato agli UFO.

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Nascita del Progetto Sign

All’inizio del 1948 l’US Air Force istituì formalmente Project Sign – inizialmente noto anche con il nome in codice “Project Saucer” – con l’obiettivo di raccogliere, catalogare e analizzare tutte le informazioni disponibili sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati​. Il progetto, voluto dal generale Twining e posto sotto la responsabilità del Technical Intelligence Division dell’Air Materiel Command a Wright-Patterson AFB, divenne operativo il 23 gennaio 1948​. Un piccolo team di ufficiali dell’intelligence aeronautica fu incaricato di investigare sui misteriosi fenomeni aerei nel massimo riserbo, valutando ogni caso alla luce di possibili spiegazioni convenzionali ma anche tenendo presente l’ipotesi che qualcosa di reale – e potenzialmente ostile – stesse sorvolando i cieli americani​.
I compiti del Progetto Sign spaziavano dal vagliare le segnalazioni dei piloti e dei civili, all’interpellare scienziati ed esperti per determinare se dietro i “flying saucers” vi fossero fenomeni noti (come meteore, palloni sonda, illusioni ottiche) o velivoli sperimentali. In quello stesso periodo, ad esempio, l’Aeronautica conduceva in segreto il Project Mogul (palloni stratosferici per intercettare test atomici sovietici) e stava sviluppando aerei a getto e missili: tutte possibili fonti di avvistamenti errati. Gli analisti di Sign avevano però anche l’ordine di non scartare aprioristicamente l’eventualità più straordinaria: che alcuni avvistamenti potessero riguardare mezzi di provenienza non terrestre.
In un’America alle soglie dell’era spaziale – dove la fantasia popolare già immaginava visite da Marte o Venere – l’idea che “qualcuno là fuori” potesse essere arrivato fino a noi iniziò a serpeggiare persino in ambienti militari.
Il Progetto Sign operò inizialmente nell’ombra, con il solo nome in codice “Project Saucer” rivelato al pubblico nel tentativo di ridurre la pressione mediatica. Tra il 1947 e il 1948, il team passò al setaccio centinaia di rapporti: per ciascun caso si cercava una spiegazione plausibile e si stilava una relazione dettagliata. Vennero coinvolti consulenti scientifici, tra cui l’astrofisico Dr. J. Allen Hynek (del quale abbiamo parlato nel nostro articolo sull’ipotesi psicosociale degli UFO di Jung) della Ohio State University, chiamato a valutare quante segnalazioni potessero essere attribuite a stelle, pianeti o meteore. Hynek in seguito stimò che circa il 30% delle oltre 270 segnalazioni vagliate da Sign nel 1947-48 poteva avere cause astronomiche​, contribuendo a scremare i “falsi allarmi”. Molti altri casi si rivelarono scherzi, identificazioni errate di aerei o fenomeni meteorologici, o addirittura episodi di isteria collettiva alimentati dalla psicosi post-bellica. Eppure, nonostante l’approccio analitico e scettico, sin dai primi mesi emersero alcuni episodi sconcertanti che i ricercatori di Sign non poterono liquidare facilmente e che anzi alimentarono al loro interno un acceso dibattito.

I casi emblematici

Tra i numerosi casi esaminati dal Progetto Sign, alcuni divennero celebri per l’impatto mediatico e l’intrigo che continuarono a suscitare negli anni a venire. Ecco una rassegna dei principali avvistamenti del periodo 1947-1948 su cui si concentrò l’indagine:

L’avvistamento di Kenneth Arnold (24 giugno 1947)

Considerato l’evento iniziale dell’era moderna degli UFO, il caso di Arnold fu ovviamente inserito nel dossier di Sign come riferimento. Il rapporto dell’Air Force riporta i dettagli forniti dal pilota: nove oggetti “piatti come una teglia” che volavano in formazione a velocità strabilianti vicino al Monte Rainier​. Gli investigatori di Wright-Patterson verificarono che nessun velivolo noto (americano o straniero) avrebbe potuto raggiungere le prestazioni osservate da Arnold. Pur non essendo un caso interno all’USAF, l’eco dell’avvistamento di Arnold fu tale da spingere l’Aeronautica a “prendere sul serio” il fenomeno sin dall’inizio.

Kenneth Arnold (1915-1984)

L’incidente di Mantell (7 gennaio 1948)

Fu il primo episodio drammatico legato a un UFO. Nel primo pomeriggio di quel giorno, il capitano Thomas F. Mantell, pilota della Guardia Nazionale aerea del Kentucky, morì precipitando con il suo caccia P-51 Mustang dopo aver inseguito un “oggetto volante non identificato” avvistato sopra la base di Godman Field (Fort Knox)​. Testimoni a terra descrissero un grande oggetto biancastro, alto nel cielo. Mantell, privo di equipaggiamento per l’ossigeno, inseguì l’oggetto fino ad alta quota prima di perdere conoscenza e schiantarsi al suolo. L’incidente fece scalpore sui giornali – un pilota decorato morto inseguendo un UFO – e impose al Progetto Sign un’indagine approfondita. La spiegazione ufficiale arrivata in seguito suggerì che Mantell avesse probabilmente scambiato un pallone aerostatico ad alta quota (un pallone Skyhook segreto) per un disco volante, perdendo la vita in quella caccia disperata. Ma nel 1948 il caso rimase ammantato di mistero e contribuì a radicare l’idea che gli UFO potessero rappresentare un pericolo reale.

L’incontro di Chiles-Whitted (24 luglio 1948)

È uno degli episodi che più influenzarono il giudizio dello staff di Project Sign. Alle 2:45 del mattino, il volo di linea Eastern Air Lines in rotta da Houston ad Atlanta con 20 passeggeri ebbe un incontro ravvicinato nei cieli di Montgomery, Alabama. I due piloti, Clarence S. Chiles e John B. Whitted, avvistarono un oggetto volante che sfrecciò accanto al loro DC-3: lo descrissero come un “velivolo a forma di sigaro, lungo circa 100 piedi (30 metri), senza ali visibili, con due file di grandi finestrini luminosi e con una scia di fiamma blu e arancione che fuoriusciva dalla coda”​. Nel rapporto ufficiale, Chiles riferì che l’oggetto passò a meno di 700 piedi (200 m) dal loro aereo, per poi impennarsi ed allontanarsi a velocità impressionante, tanto che la turbolenza del suo passaggio fece sobbalzare il DC-3. Un passeggero sveglio a bordo confermò di aver visto “un oggetto luminoso” sfrecciare fuori dall’oblò. La notizia finì sulle prime pagine dei giornali (l’Atlanta Constitution titolò “Piloti segnalano un mostro volante senza ali”) e arrivò immediatamente sui tavoli del Progetto Sign. Ulteriori indagini rivelarono che circa un’ora prima, a Robins Air Force Base in Georgia, personale a terra aveva avvistato un oggetto molto simile attraversare il cielo, e persino osservatori nei Paesi Bassi riferirono avvistamenti analoghi in quei giorni​ Tutti gli elementi coincidevano: per gli analisti di Sign questo “misterioso velivolo” mostrava caratteristiche inspiegabili con la tecnologia terrestre nota – nessun aereo o missile dell’epoca poteva volare senza ali a quelle velocità – e divenne il caso di studio centrale per ipotizzare un’origine non umana di alcuni UFO​.

Il “dogfight” di Fargo (1º ottobre 1948)

Un altro episodio clamoroso avvenne nei cieli notturni sopra Fargo, Nord Dakota. Il tenente George Gorman, pilota della Guardia Nazionale, ingaggiò un combattimento aereo di ben 27 minuti contro un piccolo UFO luminoso. Gorman avvistò una luce bianca muoversi rapidissima vicino al suo aereo e cercò ripetutamente di avvicinarla, ma l’oggetto eseguiva manovre e virate impossibili per qualsiasi velivolo conosciuto, accelerando in verticale e sfuggendogli continuamente. Tornato a terra scosso ma illeso, Gorman dichiarò ai colleghi: “Non ho mai visto nulla di simile”. Il suo F-51 Mustang e l’UFO furono osservati anche da controllori di volo e altri testimoni a terra, conferendo credibilità all’evento. Il Progetto Sign inviò subito investigatori a Fargo: i tracciati radar, i resoconti di Gorman e degli osservatori indicarono che l’“oggetto” era capace di accelerazioni e virate estreme. In un’epoca in cui il termine drone non esisteva e l’unica ipotesi plausibile pareva un pallone illuminato, il caso Gorman rimase senza spiegazione soddisfacente. (Qualche mese dopo, un’indagine dell’Air Force ipotizzò che Gorman potesse aver inseguito proprio un pallone sonda dotato di luci​, ma molti dubitarono di questa versione.) L’episodio di Fargo divenne in seguito uno dei “classici” della casistica UFO per l’abbondanza di prove e testimoni​.

Questi casi – e numerosi altri minori – misero a dura prova le capacità analitiche del team di Project Sign. Entro la fine del 1948, all’interno del progetto si delinearono due correnti di pensiero opposte: da un lato chi riteneva che, malgrado tutto, una spiegazione convenzionale dovesse esistere (fosse essa un velivolo segreto o un fenomeno naturale insolito); dall’altro chi iniziava a convincersi che i casi meglio documentati puntassero in un’unica direzione: visitatori da un altro mondo. Questa tensione sfociò nella redazione di un documento destinato a diventare leggenda.

L’“Estimate of the Situation”: conclusioni (top-secret) di Project Sign

Copertina della documentazione finale originale del Project Sign (Estimate of the Situation)

Alla metà del 1948, incoraggiati soprattutto dall’incontro Chiles-Whitted e da altri episodi con riscontri multipli, gli ufficiali di Project Sign compilarono un rapporto riservatissimo riassumendo le loro conclusioni. Quel documento, classificato Top Secret e noto come “Estimate of the Situation” (letteralmente: “Stima della situazione”, è possibile visionare uno stralcio qui), è uno dei più famosi nella storia dell’ufologia. Secondo la testimonianza di Edward J. Ruppelt – futuro direttore del Project Blue Book che nel 1956 rivelò l’esistenza dell’Estimate nel suo libro – il rapporto concludeva che almeno alcuni UFO avevano origine “interplanetaria”, ovvero che la spiegazione più plausibile per i casi inspiegati era la presenza di astronavi extraterrestri​. Il documento fu inoltrato ai vertici dell’Air Force nell’autunno 1948, giungendo sulla scrivania del Capo di Stato Maggiore, generale Hoyt Vandenberg.

Le fonti concordano che la reazione fu immediata: Vandenberg respinse l’Estimate of the Situation, giudicando che non vi fossero prove concrete a sostegno di una tesi così straordinaria​. Si racconta che il generale, dopo aver letto il dossier, ne ordinò la distruzione di tutte le copie, ritenendo prematuro (e potenzialmente imbarazzante) per l’Air Force sostenere ufficialmente l’ipotesi extraterrestre senza evidenze incontestabili​. Di fatto, il Progetto Sign venne bruscamente fermato e “rifondato” sotto nuova guida e con un cambio di approccio: nel febbraio 1949 fu istituito il Project Grudge, erede diretto di Sign ma con l’esplicita missione di smontare l’idea che gli UFO fossero qualcosa di sconosciuto o minaccioso​.
Vale la pena notare che nessuna copia dell’Estimate of the Situation è mai stata ritrovata negli archivi. L’unica fonte primaria dell’episodio restano i ricordi di Ruppelt (e di pochi altri informati), il che ha portato alcuni storici a domandarsi se il documento sia esistito davvero nei termini descritti. Tuttavia, la recente storiografia militare statunitense riconosce l’episodio come verosimile: un rapporto “non ufficiale” di Project Sign che propendeva per l’ipotesi aliena fu effettivamente preparato e subito bocciato dai superiori​. L’Estimate of the Situation resta dunque un elemento leggendario ma cruciale: segnò il momento in cui, per la prima (e unica) volta, un’agenzia governativa americana arrivò a considerare seriamente l’origine extraterrestre degli UFO – salvo poi fare marcia indietro.
Le conclusioni ufficiali di Project Sign, al contrario, furono molto più caute. Nell’aprile 1949 l’Air Force rese pubblico un comunicato riassuntivo (noto come Project Saucer Report): vi si dichiarava che, sebbene alcuni avvistamenti sembrassero riferirsi a velivoli reali, non c’erano dati sufficienti per determinarne l’origine​. Quasi tutti i casi studiati trovavano spiegazioni convenzionali, ma si raccomandava di proseguire le indagini su ogni segnalazione rilevante​. In particolare, pur minimizzando il fenomeno, l’USAF non escludeva del tutto “la possibilità di fenomeni extraterrestri” in mancanza di prove contrarie. Era un modo diplomatico per riconoscere che un margine di ignoto restava.

L’eredità di Sign: da Grudge a Blue Book, la lunga ombra dei primi UFO

Con la fine del 1948, la fase pionieristica rappresentata dal Progetto Sign si chiuse, ma l’interesse delle Forze Armate per gli UFO era tutt’altro che sopito. Il Project Grudge (1949) ne raccolse il testimone con un’impostazione scettica e quasi “psicologica”: l’idea di base – incoraggiata dai vertici dopo il contraccolpo dell’Estimate – era che i “dischi volanti” non costituissero nulla di insolito o minaccioso, e che anzi l’attenzione mediatica sul fenomeno andasse ridimensionata perché potenziale fonte di panico​. Grudge, di fatto, puntò a spiegare ogni nuovo avvistamento con cause ordinarie, attribuendo i rapporti a una combinazione di errori di identificazione, allucinazioni, isteria di massa o mistificazioni consapevoli​. Nel suo rapporto finale del dicembre 1949, Project Grudge affermò di non aver trovato alcuna evidenza che gli UFO rappresentassero una tecnologia avanzata straniera o una minaccia alla sicurezza nazionale, raccomandando anzi di ridurre l’ambito dell’indagine ufficiale per non alimentare ulteriore “isteria da dischi volanti” nel pubblico​. Per qualche tempo parve che l’Air Force volesse concludere lì la questione.

In realtà, la comparsa di nuovi avvistamenti significativi nei primi anni ’50 convinse i militari a mantenere in piedi uno sforzo investigativo, seppur con basso profilo. Dopo una breve pausa, nel 1952 l’Aeronautica istituì il famoso Project Blue Book, che sarebbe durato fino al 1969 diventando sinonimo stesso di “inchiesta UFO” per un’intera generazione​. Blue Book riprese parte del personale e dei dossier dei progetti precedenti (compreso Sign), operando sempre dalla base di Wright-Patterson. Sotto la guida iniziale del capitano Ruppelt, Blue Book adottò un approccio più organizzato e moderatamente aperto, catalogando migliaia di segnalazioni in quasi due decenni. Eppure l’orientamento impresso già con Grudge – scetticismo e spiegazioni convenzionali prima di tutto – rimase in filigrana. Progetti Sign, Grudge e Blue Book, in continuità, plasmarono la linea ufficiale del governo USA sugli UFO per almeno 30 anni.

Alla chiusura di Project Blue Book, nel dicembre 1969, l’Air Force dichiarò pubblicamente di non aver trovato alcuna evidenza che gli UFO rappresentassero veicoli extraterrestri o una minaccia militare​. Su oltre 12.600 avvistamenti documentati dal 1947 in poi, 701 rimasero classificati come “non identificati”, ma ritenuti fenomeni non pericolosi​. Questa conclusione può essere fatta risalire proprio alle prime valutazioni di Project Sign: già nel 1948, infatti, il rapporto interno di Sign – depurato delle ipotesi più audaci – affermava che “nessuna prova definitiva” era emersa a favore di visite aliene e che le “incognite” non parevano costituire un pericolo​. In tal senso, Sign gettò le basi per la posizione ufficiale scettica che sarebbe rimasta dominante.

D’altro canto, il dibattito sugli UFO nella società civile e nella comunità ufologica fu alimentato anche dalla parziale frustrazione di alcuni membri di Sign. La brusca fine del progetto e l’imposizione di Grudge spinsero diversi investigatori (in primis il tenente Allen Hynek, inizialmente scettico, poi divenuto negli anni ’60 il più noto esperto di UFO negli USA) a rimettere in discussione l’approccio liquidatorio dell’Air Force. Col senno di poi, Project Sign viene ricordato con rispetto dagli storici: fu un tentativo genuino, in tempi pionieristici, di affrontare con metodo scientifico un fenomeno sconosciuto. Le sue vicende interne – la presunta stima extraterrestre censurata, le tensioni tra credenti e scettici – anticiparono di decenni le controversie che ancora oggi accompagnano lo studio degli UFO (o UAP, come vengono chiamati oggigiorno).

In definitiva, il Progetto Sign fu la prima “caccia agli UFO” ufficiale. Nato in un contesto storico unico, durato poco più di un anno, esso riuscì a raccogliere un corpus di dati e casi che resta fondamentale. Molti dei dossier aperti da Sign confluirono nei progetti successivi e sono stati declassificati decenni più tardi, permettendoci di rivivere oggi quelle indagini attraverso i documenti originali. E tra questi documenti, almeno secondo la leggenda, ve n’era uno – l’Estimate of the Situation – in cui per un attimo l’USAF guardò le stelle e considerò la possibilità che qualcun altro fosse già qui. Anche solo per questo, il lascito di Project Sign nella storia degli UFO rimane indelebile.

Letture consigliate per approfondire:

Risorse consultate:

  • Ruppelt, Edward J. The Report on Unidentified Flying Objects. New York: Doubleday & Company, 1956.
  • Haines, Gerald K. The CIA’s Role in the Study of UFOs, 1947–90. Central Intelligence Agency, Studies in Intelligence, 1997.
  • Hynek, J. Allen. The UFO Experience: A Scientific Inquiry. Chicago: Henry Regnery Company, 1972.
  • History.com Editors. “UFO Sightings and the U.S. Government.” History Channel.
  • HowStuffWorks. “How Project Sign Worked.” Discovery Communications, Inc.
  • Roswell Daily Record. Edizione dell’8 luglio 1947. Archivio storico.
  • The Atlanta Constitution. Edizione del 25 luglio 1948. Archivio stampa.
  • U.S. Air Force. Project Saucer (Project Sign) Report. Wright-Patterson Air Force Base, aprile 1949.
  • United States National Archives. Project Blue Book Case Files. Washington, D.C.
  • Wikipedia contributors. “Project Sign.” Wikipedia, The Free Encyclopedia.
  • Wikipedia contributors. “Estimate of the Situation (UFO).” Wikipedia, The Free Encyclopedia.
  • Wikipedia contributors. “Chiles–Whitted UFO encounter.” Wikipedia, The Free Encyclopedia.
  • Wikipedia contributors. “Thomas Mantell UFO incident.” Wikipedia, The Free Encyclopedia.

Classe 1988. Laureata in Studi Orientali presso l'Università La Sapienza di Roma, Search Analyst di professione. Amante di storia, archeoastronomia, ufologia e paranormale. Consumatrice patologica di podcast. Nel 2023 ho fondato Lux Aliena, un progetto nato dal desiderio di condividere il viaggio alla scoperta dei misteri irrisolti del nostro pianeta e dell’universo.

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