Quando gli UFO osservano il nucleare: nuove prove dai cieli della Guerra Fredda

Negli ultimi mesi una notizia ha fatto molto discutere: secondo un gruppo di astronomi svedesi, gli oggetti volanti non identificati – o più precisamente i fenomeni aerei anomali (UAP) – comparirebbero più spesso nei giorni immediatamente successivi ai test nucleari condotti sulla Terra. Non si tratta di una voce da forum o di una teoria di confine, ma di un’osservazione emersa da una ricerca pubblicata da un team internazionale del progetto VASCO (Vanishing & Appearing Sources during a Century of Observations), legato all’Università di Stoccolma e al centro di fisica teorica Nordita. L’indagine ha analizzato un archivio fotografico astronomico di enorme valore storico: le lastre del Palomar Observatory Sky Survey, una mappa del cielo realizzata tra il 1949 e il 1957, in piena Guerra Fredda e prima ancora del lancio del primo satellite artificiale. Su quelle immagini, gli studiosi hanno scoperto centinaia di punti luminosi che compaiono in una foto e scompaiono in quella successiva, senza una spiegazione immediata. Il termine tecnico è “transienti”, ma in parole semplici parliamo di luci che appaiono e spariscono, come brevi accensioni nel cielo, troppo veloci o troppo isolate per essere stelle, pianeti o meteoriti.

Foto scattata durante Operation Upshot–Knothole, una serie di test nucleari condotti dagli Stati Uniti nel Nevada Test Site nel 1953.

La coincidenza inquietante: più “luci misteriose” dopo le esplosioni nucleari

Quando gli astronomi hanno messo a confronto le date di queste apparizioni con quelle dei test nucleari americani, britannici e sovietici, è emerso un dato sorprendente:

  • nelle 24 ore successive a un’esplosione atomica, la probabilità di registrare una di queste luci anomale aumentava fino al 68% rispetto agli altri giorni;
  • se si considerano anche i due giorni intorno al test, l’incremento medio resta comunque significativo, intorno al 45%;
  • infine, i ricercatori hanno notato che quando, nello stesso periodo, venivano anche segnalati avvistamenti di UFO, il numero di queste luci inspiegabili raddoppiava.

In altre parole, più l’uomo sperimentava la potenza del nucleare, più qualcosa – o qualcuno – sembrava osservare il cielo sopra di noi.

Le ipotesi sul tavolo: fisica o sorveglianza?

Gli scienziati che hanno condotto la ricerca si muovono con grande cautela. Nessuno di loro parla di “astronavi aliene” o di intelligenze extraterrestri, ma nemmeno esclude del tutto che ci sia qualcosa di non terrestre dietro il fenomeno.
Le ipotesi principali, oggi, sono tre:

  1. Effetti atmosferici causati dalle esplosioni nucleari
    Le detonazioni atomiche liberano enormi quantità di energia che modificano la composizione e la carica elettrica dell’atmosfera, generando onde d’urto e disturbi elettromagnetici. È possibile che queste condizioni abbiano creato fenomeni luminosi temporanei visibili anche da grandi distanze.
  2. Riflessi di oggetti in orbita
    Un’altra spiegazione chiama in causa la possibilità che le “luci” fossero riflessi solari su oggetti metallici che orbitavano intorno alla Terra.
    Ma c’è un problema: i primi satelliti artificiali sarebbero arrivati solo nel 1957, con lo Sputnik. Dunque, se davvero si trattava di oggetti in orbita, non potevano essere di origine umana.
  3. Monitoraggio da parte di tecnologie non identificate
    È la teoria più controversa, ma anche quella che molti considerano la più stimolante. Diversi ricercatori, tra cui la stessa Beatriz Villarroel, che guida il progetto VASCO, ammettono che alcuni dati sembrano coerenti con un’attività di osservazione intelligente.
    In questa prospettiva, le “luci” sarebbero dispositivi o sonde che si attivano o diventano visibili in concomitanza con eventi energetici di grande portata, come le esplosioni nucleari.
    È un’ipotesi che richiama numerosi casi documentati di presunti UFO osservati sopra basi militari e silos missilistici, dal 1947 in poi.

Oltre il mito: perché questa scoperta è importante

Anche senza tirare in ballo gli alieni, la scoperta ha un peso notevole.
Per la prima volta, un gruppo di astronomi utilizza metodi statistici e archivi storici per indagare un sospetto che da decenni aleggia nelle cronache ufologiche: quello di un legame tra il nucleare e gli avvistamenti anomali. Non si tratta di semplici testimonianze orali o di racconti di piloti, ma di dati fotografici e numerici, analizzati con criteri scientifici. Inoltre, il periodo storico in cui emergono queste correlazioni – gli anni Cinquanta – è significativo: coincide con l’inizio della corsa agli armamenti, ma anche con un’ondata mondiale di avvistamenti UFO. In quegli anni il cielo era più “osservato” che mai, e la tensione geopolitica spingeva a scrutare ogni movimento sopra la testa. Che tutto questo abbia generato più fenomeni o solo più attenzione, resta da capire.

Un mistero ancora aperto

Come spesso accade nella ricerca scientifica, le risposte portano con sé nuove domande. Le “luci” registrate nelle lastre del Palomar potrebbero avere spiegazioni fisiche ancora sconosciute, legate a interazioni tra radiazione, particelle e strati atmosferici. Oppure potrebbero davvero rappresentare manifestazioni di tecnologie non umane, attratte o disturbate dalle emissioni nucleari terrestri. In ogni caso, la direzione tracciata da questi studi è chiara: l’ufologia sta diventando sempre più una scienza dei dati, capace di cercare pattern, correlazioni e prove verificabili. E se davvero qualcosa – o qualcuno – ci osserva, sembra che lo faccia ogni volta che giochiamo con il fuoco atomico. In conclusione, gli autori dello studio insistono su un punto: «Non sappiamo cosa sia successo, ma sappiamo che è successo qualcosa».

Classe 1988. Laureata in Studi Orientali presso l'Università La Sapienza di Roma, Search Analyst di professione. Amante di storia, archeoastronomia, ufologia e paranormale. Consumatrice patologica di podcast. Nel 2023 ho fondato Lux Aliena, un progetto nato dal desiderio di condividere il viaggio alla scoperta dei misteri irrisolti del nostro pianeta e dell’universo.

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