OGA: l’ufficio segreto della CIA che avrebbe recuperato nove velivoli “non-umani” in tutto il mondo
Secondo quanto riportato dall’inchiesta esclusiva del Daily Mail, la CIA – attraverso un suo ufficio altamente riservato, lo OGA – lavrebbe condotto operazioni segrete di recupero di veicoli UFO/UAP in vari paesi del mondo. Le dichiarazioni provengono da whistleblower appartenenti a settori militari e di intelligence, che descrivono una rete operativa attiva da decenni e incaricata di mettere sotto controllo e analisi presunti velivoli di origine non umana.

Un’unità segreta della CIA: il ruolo dell’Office of Global Access (OGA)
L’elemento centrale delle rivelazioni è l’Office of Global Access (OGA), un ufficio interno della CIA nato nel 2003 e inserito nella direzione Science & Technology dell’agenzia. Secondo le fonti, proprio l’OGA avrebbe il compito di:
- rilevare la presenza di oggetti volanti non identificati anche quando risultano “mascherati” o difficili da individuare;
- organizzare missioni rapide di recupero nel momento in cui un oggetto atterra o precipita;
- coordinare l’estrazione e il trasferimento dei materiali recuperati verso strutture sicure.
Le operazioni avverrebbero in collaborazione con reparti militari speciali, ma – stando alle testimonianze – una volta ottenuto il relitto, il controllo passerebbe a contractor privati del settore aerospaziale, non all’esercito. Questo permetterebbe di mantenere tutto lontano da registri ufficiali e supervisioni congressuali.
Le affermazioni dei whistleblower: nove velivoli non-umani, due intatti
Tre fonti anonime, descritte come ex membri di intelligence o personale militare con accesso a programmi classificati, sostengono che:
- almeno nove veicoli di origine non-umana sarebbero stati recuperati dal governo statunitense;
- alcuni di questi oggetti presenterebbero danni da impatto, altri invece sarebbero perfettamente integri;
- due craft intatti sarebbero stati recuperati senza danni strutturali;
- le operazioni si sarebbero svolte in diversi paesi del mondo, e non solo negli Stati Uniti;
- esisterebbe una tecnologia di rilevamento specifica utilizzata per individuare gli UAP anche quando tentano di “celarsi”.
Secondo le informazioni trapelate, l’obiettivo primario dell’OGA sarebbe “mettere in sicurezza l’oggetto e garantirne la segretezza”, una procedura che includerebbe il trasferimento rapido verso strutture private e l’analisi del materiale.

OGA: non solo UAP, ma anche armi nucleari e tecnologie avversarie
Le fonti indicano che l’Office of Global Access non si occuperebbe esclusivamente di UFO.
Tra i suoi compiti rientrerebbero infatti:
- il recupero di armi nucleari disperse,
- l’acquisizione di satelliti abbattuti o tecnologie strategiche di paesi ostili,
- l’estrazione di materiali sensibili in territori ad alto rischio.
In questo quadro, il recupero di oggetti non-umani sarebbe solo una delle molte attività altamente specializzate dell’unità.
Il contesto politico: il caso Grusch e la pressione del Congresso
Le rivelazioni arrivano in un clima politico particolarmente favorevole alla discussione sugli UFO/UAP.

Nel 2023, l’ex ufficiale dell’intelligence David Grusch ha testimoniato davanti al Congresso affermando che:
- gli Stati Uniti sarebbero in possesso di materiale tecnologico non-umano,
- esisterebbero programmi segreti di reverse engineering,
- sarebbero state recuperate anche “prove biologiche” di origine non-umana.
Le sue dichiarazioni hanno spinto un gruppo bipartisan di senatori a presentare l’UAP Disclosure Act, volto a imporre la pubblicazione obbligatoria di tutte le informazioni relative a tecnologie recuperate “di origine sconosciuta”. La proposta è stata approvata al Senato e integrata nel disegno di legge per la Difesa 2024, ora in corso di esame.
Perché questa storia è rilevante per la ricerca ufologica
Se le testimonianze fossero accurate – cosa che al momento non può essere confermata pubblicamente – esse costituirebbero una delle prove più significative della possibilità che:
- esista un programma governativo di recupero UAP attivo da decenni;
- il governo e aziende private possano custodire materiale tecnologico non riconducibile all’ingegneria umana;
- siano stati trovati craft integri che potrebbero fornire informazioni sui principi fisici della loro propulsione;
- esista un livello di segretezza tale da eludere controllo pubblico e parlamentare.
Per ricercatori e appassionati di UFO, questa vicenda rappresenta un punto chiave: non si tratta più solo di video di piloti Navy o testimonianze aneddotiche, ma di potenziali recuperi fisici.
Le criticità: testimonianze anonime e poche prove pubbliche
Nonostante la portata delle affermazioni, è necessario considerare i limiti della vicenda:
- non esistono fotografie, documenti, dati tecnici o materiali declassificati;
- le dichiarazioni provengono esclusivamente da fonti anonime;
- il quadro, per quanto coerente con il caso Grusch, non può essere verificato in modo indipendente;
- la natura delle fonti giornalistiche utilizzate in origine rende difficile valutare la solidità dell’inchiesta.
La mancanza di prove tangibili non invalida le testimonianze, ma impedisce qualsiasi conferma oggettiva.
Conclusione: cosa significa davvero questa storia
La possibile esistenza di nove velivoli non-umani recuperati dalla CIA – due dei quali intatti – rappresenta una delle narrazioni più forti e divisive degli ultimi anni nel panorama UFO.
Se confermata, ridefinirebbe:
- il concetto di disclosure,
- il ruolo dei contractor privati nella gestione delle tecnologie UAP,
- il livello reale di conoscenze accumulate negli ultimi decenni dagli apparati statunitensi.
Per ora resta un mosaico di testimonianze, fughe di notizie e pressioni politiche. Ma è un mosaico che si sta rapidamente componendo.
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