
Una nube di nichel attorno a 3I/ATLAS: il mistero continua
Un bagliore freddo, un soffio di gas metallico che si libra nel vuoto. L’oggetto 3I/ATLAS, terzo visitatore arrivato da oltre i confini del Sistema Solare, sta rivelando qualcosa che sfida le leggi della chimica cometaria. Le ultime analisi condotte con il telescopio Keck II alle Hawaii (whitepaper consultabile per intero qui)hanno mostrato un dato tanto preciso quanto inquietante: emissioni di nichel, ma assenza di ferro.
Un’anomalia che l’astrofisico di Harvard Avi Loeb considera tutt’altro che casuale.
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L’ipotesi di Loeb: un artefatto ingegnerizzato?

Loeb, noto per le sue teorie non convenzionali, sostiene che la combinazione di nichel e cianuro, senza ferro, ricordi i processi industriali terrestri usati per produrre leghe metalliche.
“È lo stesso schema chimico che impieghiamo nella raffinazione del tetracarbonile di nichel”, spiega — evocando la possibilità che 3I/ATLAS sia un oggetto artificiale, forse una sonda abbandonata da una civiltà remota. La chimica osservata — nichel puro, cianuro, nessun ferro — suggerisce reazioni controllate, non casuali. Nel vuoto gelido dello spazio interstellare, un tale equilibrio termico e chimico sembra improbabile.
Le obiezioni della comunità scientifica
La maggior parte degli astronomi rimane scettica. L’assenza di ferro, sostengono, potrebbe essere dovuta a limiti strumentali o a reazioni non ancora comprese. La NASA ha già dichiarato che, allo stato attuale, 3I/ATLAS si comporta come una cometa, “anche se un po’ strana”. Ma “strana” è dire poco.
L’oggetto mostra una coda che punta verso il Sole, un alone luminoso che precede il suo moto, laddove di norma le comete hanno code rivolte lontano dal Sole in quanto, nel corso dell’avvicinamento all’astro, i gas vaporizzati dal calore vengono spinti in senso contrario dal vento solare. Inoltre, l’oggetto mostra una traiettoria quasi perfettamente allineata al piano dell’eclittica: troppo precisa per essere frutto del caso, secondo Loeb.
Un 30% di possibilità… e un 100% di fascino
Loeb stima un 30–40% di probabilità che 3I/ATLAS sia artificiale. Una cifra che per molti scienziati è pura fantascienza, ma che per lui rappresenta un invito a non smettere di cercare:
“Fingere che tutto sia naturale è il modo migliore per non scoprire mai nulla.”
Fra poche settimane, l’oggetto raggiungerà il perielio, il punto più vicino al Sole. I telescopi di tutto il mondo saranno puntati su di lui, pronti a catturare nuovi spettri, nuove code, nuovi dubbi.
Cosa potremmo scoprire davvero
Se la composizione al nichel verrà confermata, gli scenari si moltiplicheranno. Potremmo trovarci davanti a una reazione chimica mai osservata, oppure — come sussurra Loeb — a un residuo di tecnologia aliena, disperso nello spazio come una bottiglia nel mare cosmico. Finché non sapremo, resta l’incanto del mistero: quella nube di metallo che brilla nel buio ricorda che il cosmo non ha ancora finito di sorprenderci.
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