Il Caso Zanfretta, il rapimento alieno che sconvolse l’Italia degli anni Settanta

Nel panorama dei misteri italiani legati agli UFO, il caso di Pier Fortunato Zanfretta spicca come uno dei rapimenti alieni famosi più dibattuti. Tra il 1978 e il 1980 questo vigilante genovese avrebbe vissuto ben undici incontri ravvicinati con presunte entità extraterrestri, un’esperienza che gli stravolse la vita e catalizzò l’attenzione mediatica nazionale. Di seguito ripercorriamo i fatti di quel periodo, analizzando testimonianze, ipnosi, reazioni e l’eredità culturale di una vicenda che ancora oggi resta molto discussa.

Indice

Chi è Pier Fortunato Zanfretta?

Pier Fortunato Zanfretta in una foto del 1978

Pier Fortunato Zanfretta è un ex metronotte genovese (guardia giurata vigilante) noto per uno dei casi UFO più incredibili d’Italia. Nato nel 1952, all’epoca dei fatti aveva 26 anni , lavorando per l’Istituto di Vigilanza Privata “Val Bisagno”. Il suo incarico era pattugliare di notte la zona collinare di Torriglia, nell’entroterra ligure, un’area di villette isolate spesso vuote fuori stagione . Colleghi e conoscenti lo descrivevano come una persona equilibrata, affidabile e di indole tranquilla . Nulla, dunque, faceva presagire che proprio il vigilante Zanfretta sarebbe diventato protagonista di un mistero che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta.

Il metronotte Zanfretta conduceva una vita ordinaria: sposato e padre di due figli, svolgeva turni notturni garantendo la sicurezza di proprietà private nelle valli genovesi . Fu proprio durante uno di questi servizi di routine che, a fine 1978, andò incontro a qualcosa di sconvolgente. Nella notte tra il 6 e 7 dicembre 1978, Zanfretta scomparve per alcune ore durante il giro di ispezione e venne ritrovato in stato di shock nei pressi di una sperduta villa di campagna . Da quel momento, il nome di Zanfretta sarebbe stato associato a uno dei più controversi racconti di contatti extraterrestri nella storia italiana.

Il rapimento alieno del 1978

La sera del 6 dicembre 1978 segna l’inizio del caso Zanfretta con un evento tanto dettagliato quanto incredibile. Intorno alle 23:30, durante il consueto giro di perlustrazione nella frazione Marzano di Torriglia, Zanfretta nota strane luci provenire dal giardino di una villa chiamata “Casa Nostra” . Pensando a dei ladri, ferma la sua Fiat 127 e, pistola in pugno e torcia nell’altra mano, entra circospetto nel cortile per investigare . La scena che si presenta è da film di fantascienza: l’uomo riferirà di aver avvistato un grande oggetto rosso ovale, dal diametro di circa 10 metri, posato a terra . Improvvisamente sente un rumore alle spalle e, voltandosi, si trova di fronte a una creatura “orribile”, alta circa tre metri, dalla pelle grigiastra e rugosa, con occhi triangolari gialli e artigli al posto dei piedi . Alle sue spalle ne scorge un’altra. Preso dal terrore, Zanfretta comunica via radio al suo centralino, urlando concitato. Quando il collega alla radio gli chiede se ad aggredirlo fossero degli uomini, il metronotte grida: «No, non sono uomini, non sono uomini…» . Dopodiché, la comunicazione si interrompe bruscamente.

I soccorsi si attivano immediatamente: alcuni colleghi vigilantes si precipitano sul posto, insieme ai Carabinieri di zona. Vengono impiegate ore di ricerche nella notte buia e fredda, finché alle prime ore del 7 dicembre Zanfretta viene rinvenuto a terra dietro la villa “Casa Nostra”. È privo di sensi, la pistola gli è caduta accanto e mostra segni di uno shock profondo . Una volta rinvenuto, ancora tremante e spaventato, inizia a raccontare una storia incredibile: sostiene di essere stato rapito dagli alieni. Racconterà che quelle creature gigantesche lo avrebbero immobilizzato e condotto all’interno di un disco volante accecante, dove sarebbe stato trattenuto per circa due ore e mezza . Durante questo presunto incontro ravvicinato del quarto tipo, Zanfretta dice di essere stato sottoposto a esami clinici: pur senza provare dolore, ricorda di essere stato trafitto ai fianchi, alle gambe e al torace da lunghi aghi di un materiale cristallino, attraverso i quali il suo sangue veniva estratto e poi reimmesso nel corpo dopo essere passato in una misteriosa macchina. Il metronotte sostiene che sull’astronave vi fossero quattro esseri attorno a lui mentre subiva questi esami.

Zanfretta mostra ai carabinieri le tracce sul terreno. Credits: rinodistefano.com

Le autorità e i colleghi, inizialmente scettici, devono però prendere atto di alcune prove anomale rinvenute sul luogo. Nel giardino sul retro della villa, i Carabinieri individuano un’ampia impronta semicircolare, simile al segno di un grande oggetto atterrato sull’erba: misura circa 3 metri di diametro e ha schiacciato il prato per 15 centimetri di profondità. Sulla terra umida attorno compaiono anche tracce inspiegabili, come impronte di piedi enormi (oltre 50 cm di lunghezza) non riconducibili a calzature umane . Nel frattempo, nelle ore e giorni successivi, emergono decine di testimonianze dalla valle: ben 52 persone – raccolte in un’indagine coordinata dal brigadiere Antonio Nucchi – dichiarano di aver visto, quella stessa notte, strani fenomeni luminosi nei cieli tra Torriglia e la vicina Propata. Tra le testimonianze più solide c’è quella del brigadiere Salvatore Esposito della Guardia di Finanza, che riferisce di aver osservato un enorme UFO sopra casa sua: una luce intensissima lo aveva investito mentre apriva il garage, facendogli credere che qualcuno lo abbagliasse con i fari; alzando lo sguardo, vide invece un enorme oggetto discoidale librarsi silenzioso sopra di lui, prima di sfrecciare via nel buio . Anche i colleghi di Zanfretta confermano di averlo trovato in uno stato di terrore autentico e inspiegabile, difficile da simulare.

L’eco mediatica non tarda ad arrivare. Nei giorni successivi, la notizia del “metronotte rapito dagli alieni” rimbalza sui quotidiani locali e nazionali, alimentando curiosità e polemiche . Zanfretta diviene oggetto di un’attenzione crescente: per alcuni potrebbe trattarsi di un caso di allucinazione o scherzo, per altri è forse la più clamorosa storia di alieni in Italia. Pressato dalle domande e dai dubbi dell’opinione pubblica, il giovane vigilante cerca di fornire tutte le informazioni possibili, mentre teme già le conseguenze che questo racconto fuori dall’ordinario potrebbe avere sulla sua vita personale e professionale.

Le ipnosi e le testimonianze successive

Di fronte allo scetticismo generale e al clamore mediatico, Pier Fortunato Zanfretta accetta di sottoporsi a un’esperienza allora assai discussa: l’ipnosi regressiva. L’idea viene proposta dal giornalista Rino Di Stefano – il primo a indagare a fondo sul caso, autore del libro più celebre dedicato a questo caso – con l’obiettivo di recuperare dettagli nascosti o confermare i ricordi di Zanfretta. Così, il 23 dicembre 1978, sotto la supervisione del dottor Mauro Moretti (psicoterapeuta e ipnotista clinico), si svolge una seduta ipnotica alla presenza di medici, giornalisti e ufologi . L’intera sessione viene persino registrata e trasmessa dall’emittente locale TVS (Televisione del Secolo XIX) per garantire massima trasparenza. Qui potete visionare il video integrale dell’intervista su YouTube.

Un estratto dal video dell’ipnosi di Zanfretta. Credits: rinodistefano.com


In stato ipnotico Zanfretta ripete e approfondisce il suo racconto con impressionante coerenza. Fornisce nuovi dettagli sugli alieni: li descrive come esseri alti circa 3 metri, dalla pelle verde-grigiastra piena di rughe, con grandi spine ossee sulla testa e occhi gialli di forma triangolare. Dice che si fanno chiamare “Dargos” e che proverrebbero da una galassia lontana, precisamente da un pianeta morente di nome “Titania”, in cerca di una nuova casa nell’universo . Sotto ipnosi Zanfretta ricorda di essere stato trattato dagli extraterrestri quasi come una cavia da laboratorio: gli esseri comunicavano con lui telepaticamente e gli avrebbero spiegato di averlo prelevato per effettuare esami clinici, ma senza intenzioni ostili . Il vigilante riferisce anche particolari fantascientifici, come una sala molto luminosa all’interno dell’astronave e strumenti avanzati usati sul suo corpo . Queste rivelazioni, fatte in trance, vengono considerate sconvolgenti da chi assiste.

Nonostante la forte pressione psicologica, Zanfretta continua il suo lavoro. Ma la sua odissea personale non è affatto terminata. La notte tra il 27 e 28 dicembre 1978 – appena venti giorni dopo il primo evento – si verifica un secondo incontro ravvicinato. Verso mezzanotte, durante un pattugliamento nei dintorni di Torriglia, Zanfretta lancia via radio un nuovo allarme: concitato, riferisce di essere avvolto da una fitta nebbia e che la sua auto “non risponde più ai comandi”, quasi fosse guidata da una forza invisibile . Poco dopo aggiunge: «La macchina si è fermata, vedo una grande luce. Ora scendo…» dopodiché il contatto radio si interrompe. Quando i colleghi accorrono sul posto (in località Passo della Scoffera), trovano l’auto di Zanfretta ferma in mezzo alla strada con i fari accesi sotto una pioggia battente. Il metronotte sbuca dal buio terrorizzato, fuggendo persino alla vista dei soccorritori, tanto che devono rincorrerlo e bloccarlo . Zanfretta è in preda al panico, ripete tremando: «Dicono che mi vogliono portare via… Cosa ne sarà dei bambini?», singhiozzando e pensando alla sua famiglia . I presenti notano immediatamente particolari inspiegabili: nonostante la notte gelida e il diluvio, la divisa di Zanfretta risulta asciutta e addirittura calda al tatto, come se fosse stata vicina a una forte fonte di calore . Attorno all’auto, inoltre, si scorgono nuovamente orme gigantesche nel fango, analoghe a quelle trovate dopo il primo episodio . Persino i Carabinieri, questa volta, constatando queste strane evidenze sul terreno, si convincono che “qualcosa di anomalo” sia davvero accaduto .

Dopo questo secondo episodio, l’istituto di vigilanza per cui Zanfretta lavora decide, per prudenza, di trasferirlo temporaneamente ad un altro percorso di ronda e di dotarlo di un diverso mezzo (una motocicletta) . Ma ciò non basta a fermare la sequenza di strani eventi: Zanfretta continuerà a sostenere di essere stato rapito altre volte nei mesi seguenti. Il 30 luglio 1979 scompare nuovamente per circa un’ora, venendo ritrovato confuso e stordito a qualche chilometro dal suo scooter . Un quarto incontro avviene la notte del 2 dicembre 1979, con dinamiche simili. Complessivamente, tra il 1978 e il 1981, Zanfretta affermerà di aver vissuto ben 11 rapimenti alieni ad opera dei Dargos . Nel corso di queste esperienze riferisce anche elementi sempre più sorprendenti: ad esempio sostiene che, durante l’ultimo contatto, gli extraterrestri gli abbiano affidato una piccola sfera aliena da custodire e consegnare un giorno a qualcuno. Zanfretta avrebbe nascosto questo oggetto misterioso da qualche parte nell’entroterra ligure, ipotizzando si tratti di un congegno di segnalazione (un “radiofaro”). Tuttavia – fatto significativo – nessuna prova tangibile di questa sfera è mai stata prodotta, né l’oggetto è stato mostrato a testimoni indipendenti . Resta dunque uno dei punti più nebulosi e controversi del suo racconto.

Nel tentativo di avvalorare la propria sincerità e allontanare i sospetti di frode, Zanfretta si è sottoposto nel tempo a numerose sessioni di ipnosi regressiva e persino alla somministrazione di un siero della verità (Pentothal) da parte di specialisti, ripetendo ogni volta la stessa incredibile storia. Inoltre, per verificare il suo stato mentale, fu anche visitato da professionisti medici: in particolare un neurologo dell’ospedale di Genova, dopo averlo esaminato il 31 gennaio 1979, certificò di non riscontrare in Zanfretta alterazioni psichiche né segni di disturbi sensoriali, ritenendo che non necessitasse di cure o ricovero. Questo attestato rafforzò l’idea che l’uomo fosse convinto di ciò che raccontava ed equilibrato, almeno dal punto di vista clinico. Ciononostante, l’insieme di queste vicende ebbe conseguenze pesanti sulla sua vita: all’inizio degli anni ’80, a causa del clamore e delle continue “sparizioni” denunciate, le autorità decisero di revocargli il porto d’armi necessario al lavoro di guardia giurata, di fatto costringendolo a lasciare il servizio . Pier Zanfretta preferì quindi ritirarsi a vita privata, stanco di non essere creduto e timoroso di essere considerato pazzo. Solo molti anni dopo tornerà a parlare pubblicamente delle sue esperienze, ma intanto il caso Zanfretta era già entrato nella leggenda.

Incontro con un Dargos, ricostruzione basata sulle testimonianze di Zanfretta. Credits: rinodistefano.com

Analisi del caso: tra verità e leggenda

A oltre quattro decenni di distanza, il dibattito sul rapimento alieno Zanfretta rimane aperto: ci si chiede ancora se si tratti di un racconto autentico (per quanto incredibile) oppure di una colossale montatura, un mito alimentato da suggestione e clamore mediatico. Bufala o realtà? Probabilmente non avremo mai una risposta definitiva, ma possiamo esaminare i principali argomenti a favore e contro l’autenticità della storia.

Elementi a favore della veridicità

Zanfretta non presentava precedenti di instabilità mentale né motivi evidenti per inventare una storia così fuori dall’ordinario – anzi, ne ha subito conseguenze negative personali e lavorative, perdendo il posto da vigilante. I suoi superiori e un esame neurologico lo descrivono come persona sana di mente e di buona fede. Le sue testimonianze sotto ipnosi, pur non scientificamente probanti, sono rimaste coerenti nel tempo, senza contraddizioni sostanziali: un fatto difficile da mantenere se si trattasse di pura fantasia. Inoltre, alcuni riscontri oggettivi supportano (almeno inizialmente) il suo racconto: le tracce fisiche anomale rinvenute sul terreno in ben due occasioni , le decine di avvistamenti indipendenti di UFO nella stessa zona e orario , il racconto del brigadiere Esposito e di altri testimoni “insospettabili” che confermano luci inspiegabili nei cieli di Torriglia . Tutti questi tasselli suggeriscono che “qualcosa” di strano è realmente accaduto in quelle notti. Persino il dottor Mauro Moretti, lo specialista che lo sottopose a ipnosi, dichiarò di non aver ravvisato segnali di simulazione volontaria nel comportamento di Zanfretta e avanzò l’ipotesi che la “realtà oggettiva superi la soggettiva” nei ricordi emersi dal paziente . In altre parole, secondo Moretti era possibile che il metronotte avesse vissuto davvero un’esperienza fuori dal comune, per quanto incredibile potesse sembrare.

Elementi a sfavore

D’altro canto, la comunità scientifica e molti ufologi stessi hanno sollevato numerosi dubbi. Innanzitutto, l’uso dell’ipnosi regressiva come metodo per recuperare ricordi è fortemente controverso: gli esperti sottolineano che l’ipnosi non ha validità scientifica per questi scopi e può anzi indurre false memorie influenzando il soggetto. Nel caso Zanfretta, le sedute ipnotiche furono svolte senza le dovute cautele metodologiche: ad esempio, pare che durante la trance alcune domande siano state formulate in modo suggestivo davanti a lui, influenzando le sue risposte. Fu persino utilizzato il cosiddetto “siero della verità”, tecnica oggi ritenuta inaffidabile perché riduce le inibizioni ma non garantisce affatto la veridicità di ciò che viene dichiarato sotto il suo effetto . In secondo luogo, i ricercatori scettici hanno evidenziato curiose coincidenze con la cultura popolare dell’epoca: il nome “Dargos” attribuito agli alieni da Zanfretta ricorda molto da vicino “Hydargos”, un personaggio malvagio di un cartone animato giapponese (UFO Robot Goldrake, popolarissimo in Italia nel 1978) . Anche l’aspetto dei presunti extraterrestri – esseri verdastri, rugosi, con spine sul capo – richiama creature già viste nei fumetti e nei film di fantascienza (ad esempio un mostro apparso in un albo del popolare fumetto italiano Zagor) . È quindi plausibile che, consciamente o meno, Zanfretta possa aver attinto a immagini fantascientifiche già presenti nel suo immaginario.

Gli scettici hanno inoltre smontato quelli che inizialmente erano considerati “indizi fisici” del caso. Le impronte sull’erba vicino alla villa, secondo un’analisi successiva, coincidevano con l’area dove il proprietario era solito legare il cavallo: l’animale, muovendosi, avrebbe potuto calpestare circolarmente il prato creando quel segno semicircolare schiacciato . Le gigantesche “orme aliene” trovate al Passo della Scoffera sarebbero state in realtà semplici pozzanghere dalla forma allungata, confuse per impronte a causa della suggestione collettiva sotto la pioggia notturna . Perfino la temperatura insolitamente calda dei vestiti di Zanfretta dopo il rapimento può essere spiegata in modo naturale: se il metronotte era rimasto seduto all’interno dell’auto con il motore acceso (e quindi il riscaldamento), i suoi abiti e il corpo sarebbero rimasti asciutti e caldi anche in una notte fredda . E le decine di avvistamenti UFO? Nessuno di essi ha mai trovato una conferma indipendente solida: si trattava per lo più di testimonianze raccolte sulla fiducia, senza riscontri fotografici o radar, e col tempo non sono state validate da indagini ufficiali .

Alla luce di queste considerazioni, molte associazioni ufologiche hanno preso le distanze dal caso Zanfretta. Emblematico è il giudizio del CUN (Centro Ufologico Nazionale), la principale organizzazione ufologica italiana, che in più occasioni espresse scetticismo e dichiarò di non ritenere attendibile la storia narrata dal metronotte. Secondo il CUN, malgrado l’enorme popolarità raggiunta, il caso difettava di prove concrete e presentava troppe incongruenze per essere accettato come un autentico rapimento alieno.

In definitiva, il caso Zanfretta continua a oscillare tra verità e leggenda. Da un lato c’è chi crede che Zanfretta abbia vissuto realmente una serie di incontri con l’ignoto, considerando la sua buona fede e alcuni elementi difficilmente spiegabili. Dall’altro lato c’è chi lo annovera tra i miti ufologici non dimostrati, un caso forse alimentato dalla credulità e dal contesto sociale degli anni ‘70, quando il tema dei fenomeni inspiegabili e dei contatti con extraterrestri era fortemente presente nell’immaginario collettivo. Probabilmente la verità assoluta su quanto accadde a Torriglia in quelle notti rimarrà un enigma irrisolto, lasciando aperto il dibattito tra credenti e scettici.

L’impatto culturale e mediatico

Al di là della veridicità, il caso Zanfretta ha avuto un enorme impatto culturale e mediatico in Italia, entrando di diritto nell’elenco dei grandi misteri nazionali del dopoguerra. Già nel 1978 la vicenda divenne un fenomeno di costume: Zanfretta fu invitato pochi giorni dopo i fatti in TV nel popolare programma Rai “Portobello”, dove raccontò a Enzo Tortora in diretta la sua esperienza a un’Italia attonita.

Quella partecipazione televisiva, seguita da milioni di telespettatori, contribuì a rendere la sua storia nota in tutta la nazione e segnò uno dei primi casi di rapimento alieno ad avere risonanza mediatica di massa nel nostro Paese. Nei mesi e anni successivi, giornali, radio e televisioni continuarono ad occuparsi di lui: dal settimanale Gente che gli dedicò copertine, fino a trasmissioni specializzate. Nel 1984 la sede Rai della Liguria realizzò uno speciale in due puntate interamente dedicato al caso Zanfretta, ripercorrendo gli eventi con testimonianze e ricostruzioni filmate . Anche a livello internazionale la storia varcò i confini: riviste di ufologia estere inserirono Zanfretta tra i casi di rapimenti alieni famosi a livello mondiale, attirando curiosi e ricercatori da fuori Italia.

La figura del metronotte genovese e i suoi racconti hanno ispirato negli anni varie opere nella cultura popolare italiana. Eccone alcune di rilievo:

  • Libri e inchieste: Il giornalista Rino Di Stefano ha scritto “Il Caso Zanfretta”, libro-inchiesta pubblicato in diverse edizioni (la prima nel 1984, seguita da aggiornamenti successivi). Su Amazon potete acquistare l’ultima versione al seguente link. In tempi più recenti è uscito anche “Non sono uomini”, definito “l’inchiesta definitiva” sul caso Zanfretta, con l’intento di raccogliere tutti i dati e le testimonianze disponibili. Lo si trova in vendita su Amazon, cliccando qui. Entrambe le opere approfondiscono la vicenda e hanno contribuito a mantenerne vivo il ricordo presso il pubblico e gli appassionati di ufologia.
  • Cinema: Nel 2004 il gruppo musicale dialettale genovese Buio Pesto realizzò un film intitolato “Invaxøn – Alieni in Liguria”, una commedia fantascientifica ispirata proprio al caso Zanfretta . Il film, dai toni ironici e surreali, immagina uno sbarco extraterrestre in Liguria e contiene riferimenti diretti alla storia del metronotte, segno di quanto questa fosse entrata nell’immaginario locale.
  • Teatro: La vicenda è stata portata anche sulle scene teatrali. Negli anni 2000 è stato messo in scena uno spettacolo dal titolo “Loro – Storia vera del più famoso rapimento alieno in Italia”, dichiaratamente basato sul caso Zanfretta . Questa opera teatrale ha riproposto la storia a un nuovo pubblico, confermando lo status quasi “mitologico” che l’avventura di Zanfretta ha assunto.
  • Televisione e documentari: Oltre alle già citate apparizioni televisive di Zanfretta negli anni ‘70 e ’80, il caso continua a essere oggetto di documentari e servizi TV. Zanfretta stesso, dopo un lungo silenzio, è tornato talvolta a raccontare la sua storia: ad esempio, partecipò a una trasmissione su Telecittà nel 2007, dove venne nuovamente intervistato ripercorrendo i momenti salienti delle sue esperienze . Inoltre, trasmissioni italiane sul mistero e il paranormale (come Mistero su Italia1 o Voyager su Rai2) hanno spesso citato o dedicato segmenti al suo caso, inserendolo nella tradizione dei grandi enigmi italiani irrisolti.
  • Eventi e folklore locale: La cittadina di Torriglia, teatro dei presunti rapimenti, ha capitalizzato la notorietà della vicenda organizzando negli anni successivi vari convegni ufologici molto partecipati. Ancora oggi la zona attira curiosi e appassionati di UFO, e la storia di Zanfretta è entrata a far parte del folklore locale. C’è chi si reca sui luoghi degli avvistamenti – la villa “Casa Nostra”, il passo della Scoffera – in una sorta di pellegrinaggio del mistero, alla ricerca di suggestioni o indizi. In Liguria il nome Zanfretta è divenuto sinonimo di incontri alieni, tanto da essere ricordato in articoli e perfino canzoni dialettali con un misto di orgoglio e scetticismo.

In sintesi, il caso Zanfretta ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo. È servito da ispirazione per opere creative, ha alimentato dibattiti televisivi e, soprattutto, ha mantenuto vivo l’interesse verso la possibilità di fenomeni inspiegabili che sfidano la nostra comprensione. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, il nome Zanfretta evoca immediatamente l’idea di UFO e alieni in Italia, a testimonianza di quanto profonda sia stata la sua influenza culturale.

Ricostruzione degli esperimenti condotti dai Dargos sulla base delle descrizioni di Zanfretta. Credits: rinodistefano.com

Conclusioni

La saga di Pier Fortunato Zanfretta, con i suoi undici incontri ravvicinati tra 1978 e 1980, resta un enigma affascinante. In questo mistero italiano si mescolano paura, speranza, credulità e scetticismo. Da un lato c’è la vicenda umana di un uomo comune – un padre di famiglia, un lavoratore notturno – travolto da eventi più grandi di lui. Dall’altro c’è l’eterna domanda sul confine tra realtà oggettiva e immaginazione: Zanfretta ha davvero incontrato esseri di un altro mondo oppure il suo caso è frutto di errori percettivi e suggestione collettiva? Dopo aver esaminato fatti e testimonianze, ciascuno sarà libero di formarsi la propria opinione.

Fonti:

  • Giovanni Giaccone, GoodMorning Genova – “1978: gli alieni a Torriglia. L’incredibile storia di Pier Fortunato Zanfretta” (23 dic 2022) .
  • Valentina Gregori, RaiNews – “7 dicembre: gli alieni a Torriglia” (07 dic 2021) .
  • Wikipedia (edizione italiana) – “Pier Fortunato Zanfretta” (voce sul caso Zanfretta) .
  • Rino Di Stefano – Il Caso Zanfretta: la vera storia di un incredibile fatto di cronaca (libro, VI edizione aggiornata) .
  • Il Giornale – “Quando gli americani volevano la sfera” (articolo di Laura Guglielmi) .
  • Blog Mistero bUFO (Corriere.it) di Flavio Vanetti – “Il mio pellegrinaggio zanfrettiano” (24 mag 2011)

 

Classe 1988. Laureata in Studi Orientali presso l'Università La Sapienza di Roma, Search Analyst di professione. Amante di storia, archeoastronomia, ufologia e paranormale. Consumatrice patologica di podcast. Nel 2023 ho fondato Lux Aliena, un progetto nato dal desiderio di condividere il viaggio alla scoperta dei misteri irrisolti del nostro pianeta e dell’universo.

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