Paul Hellyer: le dichiarazioni su UFO ed extraterrestri

 Paul Hellyer (Toronto, 6 agosto 1923 – 8 agosto 2021) è stato un politico canadese, noto soprattutto per aver ricoperto il ruolo di Ministro della Difesa (1963-1967) e di Ministro dei Trasporti (1967-1969).
I suoi mandati si sono svolti a stretto contatto con le alte cariche governative americane e in un periodo di forte tensione legato alla Guerra Fredda.
A partire dai primi anni 2000 si è pubblicamente esposto sulla questione UFO, rilasciando dichiarazioni e interviste che hanno avuto un’elevata risonanza mediatica.

Paul Hellyer e il segretario della difesa statunitense Robert McNamara, 1963

Cosa sosteneva Paul Hellyer?

Hellyer, ex Ministro della Difesa e dei Trasporti del Canada, è diventato famoso nel campo dell’ufologia in particolare per le sue dichiarazioni riguardo al complotto per silenziare le fonti ufficiali sugli UFO e circa l’esistenza di una base segreta sulla luna. Queste affermazioni sono state fatte durante un simposio sull’Exopolitica presso l’Università di Toronto nel 2005, dunque molto tempo dopo il suo ritiro dalla politica.

Nel periodo in cui è stato Ministro della Difesa (1963-1967), Hellyer ha partecipato a riunioni altamente riservate dell’Alleanza Atlantica e, data la sua posizione, era a conoscenza delle operazioni segrete del NORAD, il comando aereo congiunto degli Stati Uniti e del Canada.
Dunque, ci sarebbero gli estremi per ritenerlo una sorgente di informazioni estremamente affidabile.

Nonostante non abbia rivelato le sue fonti, Hellyer ha affermato che “gli UFO esistono tanto quanto gli aerei che vediamo volare nei nostri cieli”.
Secondo quanto da lui dichiarato, l’incidente di Roswell del 1947 non è stato causato da un pallone meteorologico, narrazione ufficiale divulgata dai militari, ma dallo schianto di un UFO: questo sarebbe la chiave di volta che avrebbe portato gli Stati Uniti a scoprire l’esistenza di forme di vita extraterrestre.

Hellyer ha anche sottolineato che solo i presidenti degli Stati Uniti e pochi altri sono a conoscenza della verità sugli eventi di Roswell e sugli esperimenti nell’Area 51, informazioni a cui la maggior parte dei funzionari statunitensi e dei ministri della Difesa non hanno accesso.

Nel 2005, in risposta all’iniziativa di George W. Bush di costruire una base permanente sulla Luna entro il 2020, Hellyer ha affermato che l’obiettivo non era scientifico, ma piuttosto di monitorare e potenzialmente abbattere il traffico di UFO.

Le sue dichiarazioni sono in linea con quanto affermato in passato dal colonnello Philip J. Corso, e più di recente, seppur con meno dettagli, da due membri del governo giapponese, incluso il ministro della Difesa Shigeru Ishiba, e dall’astronauta americano Edgar Mitchell, sesto uomo a porre piede sulla Luna nel corso della missione Apollo 14.

Qui trovate un estratto -a cura di VeritàUnivrsale.it- con i punti salienti dell’intervista rilasciata da Paul Hellyer nel 2014 alla TV Russia Today, in cui l’ex ministro si sbottona su temi a dir poco controversi, arrivando persino a elencare il numero di razze aliene che visitano regolarmente la Terra, nonché la loro provenienza e il loro aspetto.

Se la clip ha solleticato a sufficienza la vostra curiosità, sappiate a questo link trovate l’intera intervista (c’è la possibilità di impostare i sottotitoli in italiano).

Il simposio sull’Exopolitica presso l’Università di Toronto nel 2005

Ma andiamo a quello che è l’intervento più celebre di Paul Hellyer, ovvero il discorso presso il Simposio sull’esopolitica che si è tenuto a Toronto, in Canada, il 12 novembre del 2005.
Di seguito potete trovare l’intero intervento in lingua originale (cliccare sull’immagine):

Mentre a seguire, riportiamo la traduzione in italiano della trascrizione fedele estrapolata dal video (è un po’ lunga, ma la lettura ne vale la pena). Qui, invece, trovate la trascrizione in lingua originale.

Vorrei ringraziare gli organizzatori di questo Simposio per avermi dato l’opportunità di parlare di un tema che, devo ammetterlo, non è stato di mio interesse fino a poco tempo fa.
Quando ero Ministro della Difesa, 40 anni fa, ricevetti un rapporto che riguardava gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati: alcuni di essi erano elencati come fenomeni naturali, mentre per altri era semplicemente indicata un’ “origine sconosciuta”.
All’epoca ero troppo impegnato nel compito di rimodellare le Forze Armate, risollevare il morale e cercare di gestire al meglio i soldi dei contribuenti per lasciare che qualsiasi curiosità riguardante il fenomeno UFO potesse condurmi a quello avrei considerato come un volo di fantasia.
Anche quando mi è stato chiesto di inaugurare la prima pista d’atterraggio per dischi volanti del Canada -e probabilmente del mondo intero- a St. Paul, il 3 giugno del 1967, non ho considerato la struttura nulla di più di un progetto molto fantasioso per la celebrazione del Centenario (N.d.T. della Confederazione Canadese) da parte degli abitanti di una città che aveva proposto più progetti celebrativi di qualsiasi altro luogo in Canada.
La cosa più simile a un incontro con un UFO che abbia avuto si è verificata a Rundle Lodge, un piccolo resort turistico nel Muskoka Laskes District, a nord di Toronto, che io e mia moglie abbiamo gestito per 45 anni. Una sera alcuni dei nostri ospiti si riunirono intorno a un fuoco su una grande roccia piatta nota come “roccia della felce”, fra canzoni, un po’ di chiacchiere, Jack Daniel’s e Bourbon.
Un paio d’ore dopo, una luce brillante apparve nel cielo sul lato meridionale del lago e cominciò a zigzagare sull’orizzonte in modo irregolare.
Alcuni pensarono che potesse essere un aereo, mentre altri insistevano che si trattasse di un UFO. Il mattino seguente la maggior parte delle opinioni della “fazione UFO” erano cambiate, con il consenso sul fatto che il responsabile dello zig-zag fosse il Jack Daniel’s.
Nel gruppo, però, c’erano alcuni che si opposero alla maggioranza: non avevano bevuto nulla e la loro convinzione su ciò che avevano visto restava inamovibile.
Ho incluso questa storia all’interno di un piccolo libro che ho scritto, intitolato “The Roundle Lodge”, perché negli anni ’80 e ’90 il numero di avvistamenti mi ha portato a concludere che probabilmente ci fossero entità intelligenti in altre parti della Galassia e fosse presuntuoso da parte di noi terrestri ritenere di essere la punta di diamante intellettuale dell’universo.
In seguito, nei primi anni Duemila, ho incontrato alcuni ufologi che sono riusciti a risvegliare il mio interesse per l’argomento e che mi hanno fornito spunti significativi di ricerca e riflessione.
Fra le altre cose, mi è stato proposto di guardare uno speciale televisivo di due ore realizzato dal compianto Peter Jennings per ABC News (N.d.T. UFOs: Seeing is Believing), spero che la maggior parte di voi lo abbia visto.
Piloti di compagnie aeree commerciali; appartenenti alle forze di aviazione degli Stati Uniti; poliziotti; funzionari pubblici, tutti hanno giurato di aver avuto incontri diretti con UFO.
Alcuni testimoni hanno persino affermato di essere stati rapiti.
Per quale ragione avrebbero dovuto esporsi se non credevano in ciò che che stavano dichiarando? Ho concluso che chiunque abbia una mente aperta, si dimostri incline a credere in ciò che ha visto e sentito. Quello che non sapevo fino alla scorsa settimana è che, prima di morire, Peter Jennings ha dichiarato live a Larry King sulla CNN di essere convinto che gli UFO fossero reali. Credo sia stato quel programma ad incoraggiarmi  a leggere un libro che era fermo sulla mia mensola da un paio d’anni. Si intitola “The day after Roswell” ed è stato scritto dal Colonnello Philip J. Corso, un ufficiale dei servizi segreti dell’esercito americano che che era stato membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Eisenhower e, in seguito, capo della divisione Foreign Technology nel dipartimento Ricerca e Sviluppo dell’Esercito Americano. Si tratta di uno dei libri più interessanti che abbia mai letto. È la fonte di ciò che vi dirò oggi.
Il funzionario dell’Intelligence ha confermato una voce che circolava da molto tempo: il 4 luglio 1947 un UFO si è schiantato nei pressi di Roswell, New Mexico. Sebbene il colonnello non fosse presente direttamente sul luogo dell’incidente, ha visto uno dei corpi recuperati mentre veniva trasferito sul luogo dell’autopsia. Dieci anni dopo è stato incaricato di occuparsi di una serie di resti recuperati sul sito dello schianto e conservati dall’Esercito fino a quel momento, quando a Corso e al suo capo -il generale Arthur Trudeau- fu chiesto di mettere a frutto quanto raccolto.
Il suo compito era quello di fare reverse engineering sulla tecnologia aliena, molto più avanzata rispetto a quella terrestre, al fine di potenziare le dotazioni delle Forze Armate americane.
Il grado di sicurezza previsto da questa missione è privo di precedenti, ne consegue che la maggior parte delle alte cariche del governo e dell’esercito ne erano completamente all’oscuro. Perfino quando questi avanzamenti tecnologici furono messi a disposizione delle forze armate non venne comunicato nulla circa la loro vera origine, la versione ufficiale era che si trattasse di tecnologia proveniente dalla Germania o dall’Unione Sovietica.
Non erano ammesse domande e non venivano fornite ulteriori spiegazioni.
Come potete immaginare, in un Paese che detiene corpi armati distinti -Esercito, Marina e Aeronautica – ognuno dei tre si tiene ben stretto i propri segreti.
Il progetto dello US Army di cui era a capo il Colonnello Corso sfociò nella ricostruzione, per ingegneria inversa, di tecnologie aliene oggi note al pubblico, quali LED, circuiti integrati, fibre ottiche, laser e fibre super resistenti.
Si tratta in tutti i casi di avanzamenti che hanno influito profondamente sullo stile di vita della nostra società.
Due o tre persone mi hanno chiesto se avessi il dubbio che “The Day After Roswell” potesse essere semplicemente un’opera di fantasia. Ho risposto di no. Il libro è fin troppo ricco di nomi reali e luoghi esistenti per essere pura fiction. Lo scorso anno, mentre lo stavo leggendo, ho condiviso alcuni dettagli con mio nipote Philip, il quale si è mostrato ampiamente scettico.
Un paio di giorni dopo ha telefonato a un Generale dell’aeronautica in pensione di sua conoscenza e gli ha chiesto cosa pensasse del libro. “Ogni singola parola è più che vera”, questa è stata la sua risposta.
Lo scorso martedì ho personalmente chiamato il Generale, che mi è stato presentato da Philip qualche anno fa durante un’esibizione dell’aviazione, per sincerarmi in prima persona che le informazioni contenute nel libro corrispondessero alla realtà. Non solo ha confermato quanto detto a mio nipote, ma abbiamo anche trascorso 20 minuti ad approfondire cosa intedesse con “più che vera” nei perimetri concessi dal segreto di Stato. Quello che mi ha detto è stato affascinante e avvincente, tanto quanto le informazioni contenute nel libro.
Gli UFO sono veri quanto lo sono gli aerei che volano sopra le nostre teste: questa è la mia conclusione inequivocabile. Ma questa semplice convinzione, di per sé, non sarebbe bastata per spingermi a essere qui oggi. Altre persone si sono fatte avanti e alcune di loro lo hanno fatto in maniera ancora più approfondita. La ragione per cui ho scelto di affrontare pubblicamente l’argomento è che la questione prevede importanti implicazioni politiche che devono essere trattate. Siamo di fronte a un problema che interessa il genere umano.
Poche ore dopo l’incidente di Roswell, il Generale americano Nathan Twining si è appellato ai visitatori definendoli “nemici alieni”. Il Colonello Corso era sostanzialmente d’accordo con questa posizione, che è rimasta la linea di pensiero ufficiale degli Stati Uniti da allora in poi. Allo stesso tempo, tuttavia, si trattava di un “nemico” verso il quale gli USA non potevano intraprendere nessun tipo di contromisura a causa della smisurata superiorità tecnologica. Questa è l’esatta ragione per cui è stato scelto di mantenere la scoperta segreta: si è ritenuto che il pubblico non fosse pronto per una notizia di questa portata e che le persone potessero entrare nel panico. È stato anche fatto rifermento all’episodio che ha visto protagonista Orson Welles, il quale -durante uno show radiofonico live di Halloween nel 1938- aveva narrato un’invasione marziana (N.d.T: si trattava di un adattamento dal racconto La Guerra dei Mondi di H.G. Wells) in modo così realistico da creare scompiglio nella popolazione che si era sintonizzata in quel momento sulle frequenze della stazione radio. Se ne è dedotto che il modo migliore di gestire la situazione fosse mantenere il pubblico all’oscuro di tutto: il risultato è stato il più clamoroso caso di occultamento della storia. Ma il mondo è cambiato molto dal 1947, soprattutto in termini di capacità militari. Oggi gli Stati Uniti sono in possesso di armi derivate dalla tecnologia aliena, come il laser e armi a flusso di particelle, che possono essere utilizzate per difenderci dai visitatori provenienti dallo spazio. Nel suo libro, il Colonello Corso afferma che l’iniziativa strategica difensiva avviata dall’amministrazione Reagan, soprannominata “Star Wars”, sia stata pianificata in prima istanza proprio per essere utilizzata contro gli invasori alieni. Anche il progetto successivo, il Sistema di Difesa Antimissilistico, è nato con lo stesso scopo. Naturalmente poteva essere impiegato anche per difendersi dalla Russia e dalla Cina, tuttavia è noto che difficilmente i russi avrebbero intrapreso una politica che potesse condurre alla loro stessa completa distruzione. Le alte sfere russe erano consapevoli della minaccia extraterrestre ed erano a conoscenza di quanto questo rappresentasse il movente principale per la realizzazione del sistema antimissilistico.
Le armi a flusso di particelle, ad esempio, non sono solo utili per respingere attacchi missilistici, ma hanno anche la potenzialità di disinnescare la propulsione elettromagnetica e i sistemi di navigazione dei velivoli spaziali (di fatti, sembra sia stato un fulmine a causare lo schianto di Roswell).
L’importante domanda politica che ne deriva è la seguente: è saggio da parte nostra spendere così tante risorse, monetarie e di tempo, per la costruzione di dispositivi in grado di liberare i nostri cieli dalla presenza aliena? E, soprattutto, quali potrebbero essere le conseguenze nel caso in cui riuscissimo ad abbattere alcuni di questi velivoli? Un’altra domanda che continuo a chiedermi è se davvero -e in che misura- si tratta di nemici. Quali crimini hanno commesso contro l’Umanità? Indubbiamente hanno indispettito le Forze Armate volando al di sopra delle loro basi più segrete, superando di gran lunga le capacità degli aerei militari e disturbando gli astronauti.

Tuttavia, queste sono cose che capitano anche fra le superpotenze terrestri. Inoltre, potrebbero aver mutilato alcuni capi di bestiame e forse hanno rapito degli individui, spaventandoli pesantemente. Ma per quanto ne sappia io, non hanno mai ucciso nessuno.  Perciò, si tratta di nemici o solo di esploratori provenienti da molto lontano?
Sono domande estremamente rilevanti ma per le quali non abbiamo risposte a causa della mancanza di informazioni. Curiosamente, la settimana scorsa, mentre scrivevo questo discorso, ho acceso la radio durante una pausa per la cena e la prima notizia che ho ascoltato riportava l’intenzione della Nasa di tornare sulla Luna nel 2018 e costruire una base permanente entro il 2020. In modo spontaneo mi sono detto “L’Amministrazione Bush si è finalmente decisa a costruire un avamposto sulla Luna per avere un punto di osservazione privilegiato sui visitatori intergalattici e abbatterli nel caso in cui  volessero”.
Il piano originario fu proposto dal Tenente Generale Arthur Trudeau, che era stato il capo di Corso negli anni’60. Presentò una documentazione estremamente dettagliata, alla quale è dedicato un intero capitolo del libro del Colonnello, intitolato “Progetto Moon Base“. Sembra che alla fine l’establishment militare l’abbia spuntata e che il progetto verrà portato avanti. I costi iniziali stimati sono di 100 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra elevatissima, sufficiente per salvare la vita a milioni di esseri umani che stanno morendo a causa di malnutrizione e mancanza di cure mediche, occorrenza che dovrebbe rappresentare la priorità assoluta.
Osservando la storia degli ultimi 50 anni si deduce come le Forze Armate siano state spesso frustrate dalla lentezza con cui le misure contro la minaccia aliena sono state implementate. Ma a quanto pare di recente hanno avuto modo di fare breccia su un Presidente sommerso di lavoro, che non ha tempo di leggere e ponderare (e il quale, probabilmente, è anche intimorito dagli “esperti militari”), piuttosto che su dei civili che si informano e riflettono. Il punto è che il pubblico non è mai stato coinvolto. È arrivato il momento che questo velo di segretezza venga rimosso, in maniera tale da poter instaurare un dibattito autentico e informato su una delle principali problematiche del pianeta.
Perdonatemi se sottolineo l’ovvio, ma è impossibile dare vita a un dibattito su un tema che ufficialmente non esiste.
Lasciate che chiuda spostandomi dalla realtà al regno delle ipotesi. Lo scorso Natale ho letto un piacevole libro intitolato “Exopolitics: Politics, Government And Law In The Universe” di Alfred Webre.
Webre ipotizza un Universo con diversi pianeti in grado di ospitare forme di vita più evolute della nostra, tutte soggette alla Legge di un Governo Universale. La Terra, in questo scenario, rappresenta un’eccezione. Invece di essere il centro del Cosmo, come pensavano i nostri antenati, siamo le pecore nere di questa società interplanetaria. Siamo stati isolati e messi in quarantena dalla “Società ultra-organizzata intergalattica, interplanetaria e multidimensionale dell’Universo” a causa della nostra politica scellerata, come accadde nella storia biblica del Paradiso Perduto dal quale fummo cacciati.
Al termine della quarantena, gli esseri umani avrebbero dovuto evolversi dal punto vista morale e spirituale al fine di essere reintegrati all’interno della comunità interplanetaria. Fino a poco tempo fa non avevamo gli strumenti tecnologici per essere riammessi in questa realtà, ma di recente abbiamo sviluppato i requisiti necessari. Nel frattempo i nostri vicini interplanetari hanno provato a instaurare con noi una comunicazione pacifica e collaborativa.
Chi crede in Dio, come me, non troverà nulla nella tesi di Webre che possa contraddire la propria fede, anche se ammetto che possa apparire come un’ipotesi forzata.
L’autore chiama questo periodo la “Decade del Contatto”, ovvero “un’era di apertura, discussione, ricerca scientifica sovvenzionata e informazione sulla realtà extraterrestre”.
Chissà, potrebbe essere l’antidoto di cui l’umanità ha bisogno per porre fine a questa epoca di avidità accecante, follia e smania di potere.
Grazie.

Conclusione

Questi sono le dichiarazioni, gli spunti e i presunti fatti. Fatene l’uso intellettuale che ritenete più opportuno.

Alessandra

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