Il caso di Rosa Lotti Dainelli (1954): incontro ravvicinato del terzo tipo a Cennina

Toscana rurale, 1954, nel cuore della Val D’Ambra, provincia di Arezzo.
Siamo fra Capannole e Cennina, frazioni di Bucine, due borghi talmente piccoli da ospitare ad oggi, rispettivamente, solo 98 e 21 abitanti censiti. Sono le ore 6.30 del mattino del primo novembre.
Rosa Lotti in Dainelli chiude la porta della casa colonica in cui vive con la sua famiglia, nel podere “La Collina“. Lei e suo marito sono contadini mezzadri, conducono una vita semplice, fatta di lavoro nei campi e sacrifici per mantenere i loro quattro figli. Esile e segnata dalla fatica, Rosa sembra più grande dei suoi quarant’anni. Si sta recando presso la Chiesa di Cennina, per assistere alla messa di Ognissanti e visitare l’adiacente cimitero. Ma la sua vita sta per cambiare per sempre.

Cennina

L’incontro

Rosa, in occasione del giorno di festa, indossa un vestito nuovo, le sue scarpe buone e un paio di calze, considerate all’epoca un indumento pregiato. Nelle mani stringe un mazzo di garofani -varietà Dianthus caryophyllus, per la precisione- che vuole offrire alla Madonna Pellegrina, la cui processione si era tenuta la sera precedente.
Per arrivare prima a destinazione decide di tagliare la strada, prendendo un sentiero che attraversa i campi e che conosce molto bene, al punto di averlo attraversato in diverse occasioni anche di notte. Si sfila le calze, per evitare di rovinarle camminando fra le coltivazioni, e le stringe in mano assieme assieme ai fiori. La maggior parte dei giornalisti italiani, quando narrerà la sua storia, la raffigurerà scalza, ma in realtà Rosa -a quanto riferito dall’ufologo Roberto Pinotti, che la intervistò personalmente- non tolse mai le scarpe (n.d.r. Roberto Pinotti parla in modo approfondito del caso nel suo libro UFO e extraterrestri, che consiglio a tutti gli appassionati al tema).

Rosa Lotti con il marito e i quattro figli, fotografati per “Il Giornale del Mattino” del 2 novembre 1954

Giunta vicino a una radura, a una distanza di circa 20 metri da lei, la donna nota uno strano oggetto appuntito spuntare dai cespugli. Si avvicina incuriosita: le fronde svelano un manufatto alto un paio di metri, la cui forma ricorda il fuso per la tessitura, costituito da due coni giustapposti uno sopra l’altro. La punta inferiore è infilata direttamente nel terreno.
Rosa lo descriverà in seguito così:

«Era alto circa due metri e largo, al centro, circa un metro e venti centimetri, di colore marrone opaco. Nella parte centrale si notavano, opposti l’uno all’altro, due finestrini a forma di oblò e, in mezzo a questi, ricavato nel “cono” inferiore, uno sportello di “vetro” chiuso.»

«Una specie di doppio cono, alto oltre due metri e largo circa un metro nel mezzo […] L’esterno dell’oggetto brillava come fosse metallo ben lucidato. Nella parte bassa del cono c’era un portello aperto di vetro, e all’interno si potevano vedere due piccoli sedili, piccoli come quelli usati dai bambini. Nella parte centrale più larga del fuso, c’era una specie di vetro rotondeggiante, stondato che seguiva la forma rotonda della misteriosa macchina.»

«Come due campane unite insieme alla loro base»

«L’oggetto era molto ingrossato al centro e appuntito alle estremità. Sembrava ricoperto di cuoio.»

Mentre è intenta a osservare lo strano oggetto, da un cespuglio di ginestra emergono due esseri dall’aspetto umano ma dalle proporzioni infantili, alti circa un metro.
Indossavano una tuta grigia aderente con bottoni lucenti, una corta mantellina sulle spalle, «un casco apparentemente di cuoio che copriva, con due dischetti, anche le orecchie.» e un nastro di cuoio intorno alla fronte.

«Avevano degli occhi magnifici, pieni di intelligenza. I loro nasi avevano una forma normale, le loro bocche come quelle degli uomini ma le labbra superiori erano leggermente curvate al centro, in modo che anche quando non stavano ridendo si vedevano i loro denti. Avevano denti come i nostri, larghi, denti forti, ma corti (come fossero stati limati) e piuttosto in fuori come quelli dei conigli.»

Entrambi gli esserini hanno un atteggiamento amichevole, gesticolano e ridono, il più anziano fra i due sembra essere anche il più gioviale. Comunicano fra loro in una lingua sconosciuta, che alle orecchie di Rosa suonava simile al cinese, con ripetizioni di suoni tipo «liu, lai, loi, lau, loi, lai, liu».
Con delicata decisione, i due sottraggono dalle mani della contadina i fiori e le calze. La donna protesta, cercando di far capire ai due omini di rivolere le sue cose indietro, in particolar modo le calze. I due le restituiscono due garofani, tendone per sé cinque: li legano con una calza e ripongono il resto nell’oggetto fusiforme.

L’immagine che l’illustratore Walter Molina disegnò per l’occasione

Uno dei due esseri prese dalla cabina un oggetto cilindrico di colore marrone, una sorta di rotolo, e lo puntò longitudinalmente verso la signora Lotti, guardando in alternanza verso di esso e verso la donna, «dando l’impressione di scattare delle fotografie». A quel punto Rosa decide che le stranezze erano veramente troppe per quel giorno e fuggì a gambe levate in direzione di Cennina, temendo per la sua vita.
I due esseri -che continuano a offrirle l’oggetto- la lasciano andare e, quando la donna si volta per sincerarsi di non essere seguita, la “navicella” e i suoi occupanti erano già nascosti dalla vegetazione.
Il resto è storia.

Il seguito e le inchieste

Rosa giunse a Cennina poco dopo. Incontrò un conoscente, uscito all’alba per cacciare, ma non disse nulla di quanto accaduto. Fu una sua amica, vedendola palesemente sconvolta, a insistere fino a farle raccontare i fatti. Infine, la donna si risolse a parlarne anche con i carabinieri, che condusse fino al luogo in precedentemente cui sostava lo strano ordigno a forma di fuso. I militari riscontrarono una profonda buca nel terreno in quel punto esatto e, nel giro di poche ore, la radura si trasformò in un polo di pellegrinaggio per i curiosi del paese. Poco dopo la notizia cominciò a viaggiare, al punto da ricoprire le prime pagine di diverse testate italiane ed estere.


Rosa Lotti -nel corso delle interviste e delle indagini- risultò una persona di tutto rispetto: seria, con i piedi piantati per terra, sana di corpo e di mente.
Rosa era sola nel bosco, ma conferma indiretta del suo racconto arrivò da due bambini del luogo, i fratelli Ampelio e Marcello Torzini, di sei e nove anni. In un “pensierino” scritto a scuola alcuni giorni dopo il fatto, Ampelio raccontò che, il mattino del primo novembre, mentre si trovava nella zona col fratello a pascolare i maiali, udì parlottare e scorse la Lotti che discuteva con gli “omini”, nella radura. Il fratello maggiore corse ad avvisare il padre, ma quando questi arrivò la radura era ormai deserta. Non escludiamo che questa testimonianza potrebbe, tuttavia, essere il frutto della fantasia dei bambini, forse suggestionati dalla celebre illustrazione che Walter Molino dedicò al caso sulla copertina della Domenica del Corriere. Ad ogni modo i due bambini non si mostrarono molto loquaci, lasciando intendere un divieto di parlare imposto dai genitori. Anni dopo e ormai adulti, da quanto riporta Massimo Polidoro nel suo video dedicato all’ondata UFO in Italia del 1954, i due scolaretti furono rintracciati e non confermarono quanto testimoniato all’epoca.
La contadina, tuttavia, non fu l’unica ad avere strane esperienze quella mattina nella provincia di Arezzo: giunsero diverse segnalazioni molto particolari dalle zone limitrofe, ventiquattro in totale, verificatosi in una fascia temporale compatibile con quanto accaduto a Rosa.
Riassumiamo quanto riportato dai quotidiani Il Giornale del Mattino e La Nazione.

Attorno alle 6.30 del mattino

  • Un operaio di San Leolino, mentre era a caccia, vide un corpo luminoso scendere di quota fino ad atterrare nella zona in cui avvenne l’incontro tra la donna e i due esseri non identificati;
  • Il floricoltore Andrea Livi e il figlio Vittorio percorrendo il tratto stradale Bucine/Ambra osservarono «un ordigno conico di colore rosso, luminoso, e delle dimensioni di circa due metri, che sembrò innalzarsi da Ambra ed attraversare la zona emettendo fiammelle e lasciando dietro di sé‚ una scia di volute bluastre come di fumo»;
  • Un muratore di venticinque anni, Romualdo Berti, avvistò un «razzo luminoso che si alzava in verticale dal bosco di Ambra, sprigionando fiammelle bluastre dalla coda. L’oggetto si diresse verso sud, da Cennina verso Badia a Ruoti».

Alle ore 7.00 circa

  • Luigi Dini, impiegato alla Corte d’appello di Firenze, assieme alla figlia, vide «una strana cosa volante» proveniente dal Falterona e diretta verso Arezzo (sud);
  • Il meccanico Marcello Pistocchi, percorrendo in motocicletta il tratto che da Mercatale porta a Bucine, avvistò nel cielo «un ordigno sferico che volava orizzontalmente e che emanava una luce così forte da illuminare a giorno il terreno sottostante». La luce proveniva da un faro al centro dell’oggetto e da altri due ai lati. Emanava una scia di colore rosso-blu. Gridando, Pistocchi attirò l’attenzione di Giuliano Colcelli e sua sorella Tosca che, affacciatisi alla finestra della loro casa, videro l’oggetto mentre si allontanava. Lo descrissero come «una specie di uovo rossastro». Il fenomeno è stato confermato anche da tre testimoni che si trovavano a Cennina: Gino Pianigini, Luigi Bianchi e don Nerio Rossi;
  • Il volo dell’oggetto furono descritte anche da Ottorino Santarelli, Otello Buriasi e Angiolino Brogi (da Pietraviva), che descrissero l’oggetto come un «”globo celeste” che volava in direzione di S. Lucia e, secondo Santarelli, emetteva strani lampi fra il celeste e il rosso».
  • Secondo La Nazione, inoltre, altre nove persone avvistarono un oggetto volante luminoso nella zona di Bucine.

Sul caso indagarono i Carabinieri e, probabilmente, non furono gli unici a interessarsi al fatto in quanto i locali riportano che nei mesi successivi all’accaduto vi erano tanti capitani in Valdarno. In poche parole, l’area pullulava di militari.
La prima vera e propria indagini ufologica arrivò solo molto tempo dopo, nel 1972, con Siro Menicucci. Seguirono, poi, nel 1973 quella di Paolo Fiorino e nel 1977 quella di Roberto Pinotti, noto in quanto fondatore del Centro Ufologico Nazionale (CUN) e prolifico autore.

Riflessioni sul caso

Tutto ciò che segue di qui in poi è una mia speculazione che nasce e muore nell’ambito di un’opinione personale, perciò vi chiedo di considerarla come tale.
Senza girarci troppo intorno, le opzioni per la lettura di questa faccenda sono quattro:

  1. Si trattava di uno scherzo ben orchestrato;
  2. Rosa Lotti era completamente fuori di testa;
  3. Due alieni sono atterrati nella campagna Toscana;
  4. Rosa Lotti ha visto qualcosa che, però, non era quel che sembrava.

Eliminerei a priori la prima opzione, pensare a due nani dispettosi che ordiscono uno scherzo ai danni di una contadina appostandosi di prima mattina dietro ai cespugli è abbastanza implausibile. Per quanto concerne la seconda soluzione, bisogna far presente che la donna fu interrogata ripetutamente dalle forze dell’ordine, da medici e giornalisti che confermarono sempre l’impressione di assoluta lucidità di Rosa.

Rosa Lotti con due dei suoi figli

Quindi, scartando le prime due ipotesi , dando per consolidate le altre testimonianze raccolte sul luogo (al netto di quella dei due scolaretti) e il ritrovamento della buca nel terreno, abbiamo un quadro che ci conduce verso la possibilità che qualcosa sia accaduto.
Dal racconto di Rosa e dalla descrizione che fa dell’oggetto e degli omini, non ci giungono le consuete evocazioni dell’incontro con una civiltà altamente avanzata a cui i contattisti sono abituati.
La mantellina, i rivestimenti in cuoio, le sedioline, il macchinario a forma di fuso, l’atteggiamento sorridente dei due esseri. Sembra di essere in una sorta di fiaba 2.0. Come se una classica narrazione del folklore popolare fosse entrata in rotta di collisione con la dimensione cosmica. Gnomi dei boschi con vocazioni intergalattiche. È suggestivo osservare la faccenda sotto questo punto di vista e fantasticare sull’ipotesi che questo genere di incontro sia costituito dallo stesso “materiale soprannaturale” che ha dato origine a tanti miti e leggende.
Rosa, d’altro canto, era figlia del suo tempo, cresciuta in una realtà rurale in cui giungevano eco della Guerra Fredda e notizie dell’ondata di avvistamenti che si stava verificando nel 1954 in Italia e in Francia (della quale abbiamo parlato nell’articolo sugli UFO che interruppero Fiorentina – Pistoiese nello stesso anno). Lei stessa confermerà di aver sentito parlare di UFO due o tre volte nel corso della sua vita, prima dell’incontro. I mezzi di interpretazione della realtà a sua disposizione erano quelli dati dal contesto fisico in cui era cresciuta e dall’immaginario a cui poteva attingere.
Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi i nostri cieli sono stati sempre più affollati. Proprio in quegli anni si stavano sperimentando nuove tipologie di velivoli come il caccia F-104, che -per la sua forma inusuale- è stato all’origine di numerose segnalazioni di UFO. Se a questo aggiungiamo i lanci frequenti di palloni aerostatici per fini di monitoraggio meteorologico o per spionaggio e una diffusa paranoia collettiva data dalla Guerra Fredda, abbiamo l’humus perfetto per innescare un’escalation di avvistamenti.

Un caccia F-104 Starfighter in volo

La storia di Rosa, però, è quella di un contatto ravvicinato, diretto. Per quanto io non neghi la possibilità dell’esistenza di un’intelligenza extraterrestre, mi risulta difficile pensare che questi potenziali alieni viaggino nello spazio a bordo di un razzo rivestito di cuoio e arredato con delle sedioline. Sembrerebbe, piuttosto, un qualcosa che avrei potuto costruire io frugando nel mio garage. E non parlo casualmente di garage.
Esistono un paio di hobby molto particolari che si andava sviluppando negli anni Cinquanta: quello della missilistica amatoriale e della realizzazione domestica di aeroplani. Una figura chiave in questo campo fu l’aviatore Paul Howard Poberezny (1921 – 2013) che fondò la Experimental Aircraft Association (EAA) nel 1953 e spese gran parte della proprio vita divulgando i metodi per realizzare velivoli in casa.
Possibile che quanto osservato da Rosa e dai suoi compaesani fosse un modello più o meno amatoriale o un prototipo militare di una nazione estera?
L’ipotesi è comunque difficile da prendere sul serio, ma l’alternativa è pensare che questa sia la storia di una donna annoiata che ha voluto divertirsi un po’ lavorando di fantasia.

Nel frattempo Rosa Lotti Dainelli, la contadina toscana che si è trovata a rimbalzare sui quotidiani di mezzo mondo, si è spenta il 27 ottobre 2006 a Bucine, all’età di 92 anni, portando con sé la verità di una delle vicende più incredibili della storia ufologica italiana.

Alessandra

Fonti e risorse

  • UFO e extraterrestri – Nuova Edizione  (2022) Roberto Pinotti, disponibile su Amazon
  • Notiziario UFO, n° 44, marzo-aprile 1972
  • La Nazione Italiana, 2 novembre 1954
  • La Nazione Italiana, 5 novembre 1954
  • La Nazione Sera, 2 novembre 1954
  • II Giornale del Mattino, 2 novembre 1954
  • II Giornale del Mattino, 3 novembre 1954
  • II Giornale del Mattino, 5 novembre 1954
  • II Giornale del Mattino, 2 marzo 1955
  • http://www.ecn.org/cunfi/arezzo.html
  • http://www.ambrafilarmonica.it/archivio/cennina_ufo/cennina_1954.htm
  • https://www.nicap.org/reports/waveof1954.htm
  • https://web.archive.org/web/20150715030934/http://www.ufo.it/ufologia/articles/1954—cennina—ir3.html
  • https://web.archive.org/web/20190423153000/http://valdarnopost.it/news/le-segnalazioni-di-oggetti-volanti-e-la-famosa-vicenda-di-cennina
  • https://www.youtube.com/watch?v=xUXAmkw2KKw&t=5523s
  • https://www.youtube.com/watch?v=iKPz3RuV7pI&t=968s
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Ondata_di_avvistamenti_dell%27autunno_1954
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