Il Caso Amicizia e Gaspare De Lama, cronaca dell’incredibile caso di contatto

Il “Caso Amicizia” è una delle vicende ufologiche più straordinarie e discusse avvenute in Italia nella seconda metà del Novecento. Secondo numerosi testimoni, a partire dal 1956 un gruppo di extraterrestri avrebbe instaurato un rapporto di amicizia con alcuni terrestri, sviluppando per oltre vent’anni un contatto stretto e continuativo​. Questa storia – nota come Friendship Case in ambito internazionale – coinvolse professionisti, intellettuali e gente comune, e rimase avvolta nel segreto per decenni prima di emergere pubblicamente. I sostenitori la ritengono una prova eccezionale di “contatto di massa” con civiltà aliene benevole; gli scettici, invece, la bollano come un mito moderno o una colossale mistificazione, sottolineando la mancanza di prove concrete. Di seguito ripercorriamo cronologicamente gli eventi principali, approfondiamo il ruolo di Gaspare De Lama – uno dei protagonisti chiave – e analizziamo la vicenda con approccio neutrale, presentando sia le tesi a favore dell’autenticità sia quelle critiche, avvalendoci di fonti e testimonianze dirette.

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Cronologia degli eventi principali

Primavera 1956 – Il primo incontro a Rocca Pia (Ascoli Piceno)

La storia ha inizio vicino ad Ascoli Piceno, quando tre giovani di Pescara – Bruno Sammaciccia e gli amici Giulio e Giancarlo – durante un’escursione presso Rocca Pia vivono un incontro sorprendente​. Vengono avvicinati da due sconosciuti dall’aspetto umano ma dalle proporzioni anomale: uno altissimo, circa tre metri, e l’altro insolitamente piccolo (poco più di un metro)​. I due rivelano di essere esseri extraterrestri e di vivere da tempo in basi segrete sul nostro pianeta insieme ad altri simili. Questo primo contatto segna l’inizio di una “amicizia” decennale: i tre pescaresi entrano in comunicazione con gli alieni, che si fanno chiamare W56 (sigla scherzosa derivata da “viva il ’56”, anno del contatto)​.

Una delle prove fotografiche associate al Caso Amicizia. Secondo i detrattori, si tratta di una boa marina degli anni ’60. Fonte foto: www.castellinotizie.it

In realtà, spiegano gli ET, il loro vero nome è Akrij, termine che significa “i Saggi” in sanscrito e “gli Amici” in arabo​ – da cui il soprannome “Amici” attribuito dal gruppo umano. Gli alieni dichiarano di provenire da pianeti diversi ma di aver scelto tutti di operare “dalla parte del bene”​, con lo scopo di aiutare l’umanità a evolvere positivamente e scongiurare la sua autodistruzione. In particolare, si dicono preoccupati dalla proliferazione delle armi nucleari​.

1956-1960 – I primi anni del contatto segreto

Dopo l’evento iniziale, seguono numerosi altri incontri. Gli extraterrestri mostrano basi nascoste sotto terra o sotto il mare Adriatico e straordinarie capacità tecnologiche (astronavi invisibili ai radar e alla vista, telepatia, teletrasporto)​. Il gruppo di terrestri coinvolti si allarga progressivamente per passaparola. Ai tre pionieri di Pescara si aggiungono altre persone, inclusa una famiglia svizzera e vari collaboratori conosciuti in ambienti ufologici e scientifici. In questo periodo, il giovane Bruno Sammaciccia funge da catalizzatore: carismatico e devoto, diventa in pratica il coordinatore del cerchio di amici terrestri, mantenendo i contatti con gli “Amici” e riferendo i loro messaggi al gruppo. Tutto avviene nel massimo riserbo: l’esistenza di questo presunto “contattismo di massa” resta ignota al pubblico e persino ad altri ufologi per lungo tempo​. Secondo le testimonianze, i W56 instaurano con i loro contatti umani un rapporto improntato alla gentilezza e alla collaborazione. Chiedono in dono ai terrestri generi di sostentamento – grandi quantità di frutta, verdura e acqua – che il gruppo provvede periodicamente a consegnare su camion​. In queste occasioni accadono fenomeni sorprendenti: i camion vengono parcheggiati in un punto convenuto e, mentre gli autisti sono tenuti lontani con qualche scusa, l’intero carico scompare letteralmente, smaterializzato in un istante dai W56​. Pare che gli alieni utilizzino questi alimenti per estrarne vitamine e, soprattutto, come gesto di amicizia: un modo per coinvolgere emotivamente i terrestri in un progetto comune​. Infatti, spiegano i protagonisti, l’energia vitale che alimenta la tecnologia degli extraterrestri è generata proprio da sentimenti positivi e armonia – un’energia che chiamano “uredda”, legata all’amore universale​. In sostanza, più il gruppo umano resta unito da sentimenti altruistici e fiducia, maggiore è l’energia benefica che i W56 possono trarre per le loro attività​. Questo patto emotivo diventa il fulcro dell’esperienza Amicizia.

1960-1962 – Il coinvolgimento di Gaspare De Lama

In questi anni entra nella vicenda Gaspare De Lama, destinato a diventarne uno dei testimoni più noti. De Lama, classe 1921, è un gallerista e pittore milanese con interesse per l’ufologia. Nel 1960, attirato da un articolo apparso sulla rivista settimanale “La Domenica del Corriere“, Gaspare invia una lettera al reporter scientifico Bruno Ghibaudi manifestando il suo entusiasmo per alcuni avvistamenti di UFO descritti sulla costa adriatica​. Con sua sorpresa, pochi giorni dopo riceve una telefonata dallo stesso Ghibaudi, che lo invita a incontrarsi​. All’appuntamento – avvenuto a Milano – Gaspare coinvolge anche la moglie Mirella e alcuni amici appassionati di dischi volanti. Ghibaudi si dimostra cordiale e, senza troppi indugi, rivela all’assemblea le incredibili vicende in corso a Pescara: parla di basi aliene sotterranee e di un gruppo di extraterrestri in contatto con giovani locali, confermando in sostanza le stesse informazioni che Gaspare aveva già appreso dal console Alberto Perego, altro noto ufologo dell’epoca. In quell’occasione Ghibaudi non fa nomi, ma poco dopo presenta Gaspare al “regista” della storia, Bruno Sammaciccia​. De Lama e sua moglie Mirella vengono così introdotti nel cerchio ristretto di Amicizia: conoscono personalmente gli Amici extraterrestri e iniziano a partecipare agli incontri e alle attività del gruppo​. Gaspare descriverà Sammaciccia come un uomo carismatico e generoso, capace di guidarlo con entusiasmo nella scoperta dei fenomeni inspiegabili legati ai W56.
Grazie a Bruno – di cui Gaspare diventa grande amico – egli vive in prima persona circa cinque anni di contatto intenso, un periodo che ricorderà come straordinario e trasformativo​. Proprio De Lama riferirà alcuni degli episodi più singolari: ad esempio, la materializzazione di oggetti “dal nulla” (come bobine audio contenenti le voci degli alieni e istruzioni per il gruppo) che comparivano misteriosamente in casa, “piovendo dal soffitto”​. Oppure i colloqui a distanza tramite radio: Gaspare racconta che gli extraterrestri comunicavano con lui attraverso una normale radiolina a transistor, usata come ricetrasmittente telepatico, uno strumento che poteva perfino “leggere” i pensieri. «A volte mi venivano dei dubbi… pensavo che fosse tutto un teatrino», ha confidato De Lama, riferendosi alle richieste insolite degli alieni (come l’acqua, pur essendo vicino il mare). «Ma appena pensavo così, la radiolina che avevo con me si accendeva e compariva la voce di Sigir (n.d.r. uno degli extraterrestri Amici) che diceva: “Gaspare, cambia pensieri!”». Episodi del genere lasciavano il testimone attonito e intimamente convinto della realtà dell’esperienza: «indovinavano i miei pensieri… mi vergognavo come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata», ha ricordato​.


In un altro caso, Gaspare stesso fu protagonista di un avvistamento “programmato”: nel dicembre 1961 gli Amici gli promisero la possibilità di fotografare uno dei loro velivoli sopra Milano. «Organizzammo un incontro sopra il tetto di casa mia… quando il velivolo si avvicinò scattai le foto», racconta De Lama​. Quelle immagini – che riprendevano un oggetto discoidale sorvolare lo stadio San Siro – divennero presto famose: tramite l’interessamento dello scrittore Dino Buzzati, amico di Gaspare, finirono sulla copertina de La Domenica del Corriere nell’aprile 1962​. L’illustrazione di copertina (realizzata dal disegnatore Walter Molino, lo stesso che creò la celebre illustrazione dell’incontro alieno del Caso Lotti Dainelli) e l’articolo firmato da Bruno Ghibaudi presentarono al grande pubblico l’avvistamento di Milano, pur senza rivelare il contesto segreto di Amicizia. L’eco mediatica fu tale che una famiglia elvetica – i coniugi Brelich e la figlia – contattò De Lama per saperne di più; Gaspare li incontrò, mantenendo inizialmente riservati i dettagli sugli alieni, finché i W56 stessi manifestarono il desiderio di accoglierli nel gruppo​. Anche questa famiglia svizzera entrò dunque a far parte del singolare sodalizio​, che ormai contava partecipanti in diverse regioni (Abruzzo, Lombardia, Lazio e appunto Svizzera).

1963-1976 – L’“amicizia” in azione e i primi attriti

Per gran parte degli anni ’60 il contatto prosegue lontano dai riflettori. I testimoni raccontano di incontri regolari con gli extraterrestri, talora persino a bordo dei loro UFO o nelle basi segrete. I W56 avrebbero condiviso con i terrestri conoscenze avanzate (su scienza, energia, filosofia) e diffuso un messaggio di pace e fratellanza universale​. In cambio, gli Amici chiedevano discrezione assoluta e soprattutto unità d’intenti: nel gruppo dovevano regnare armonia, altruismo e fedeltà reciproca, condizioni ritenute indispensabili per la riuscita del “programma”. Col passare del tempo, tuttavia, cominciano a emergere tensioni tra i membri umani. La segretezza, gli sforzi organizzativi (anche economici) e forse la pressione psicologica di un’esperienza così fuori dall’ordinario mettono alla prova la coesione del gruppo. Bruno Sammaciccia, in particolare, porta sulle spalle la responsabilità maggiore e inizia a risentirne: impiega molte risorse personali per soddisfare le richieste logistiche degli alieni (si parla di ingenti spese per l’acquisto di tonnellate di frutta e altri materiali) e ciò lo conduce ad indebitarsi seriamente​. Verso la metà degli anni ’70, Bruno viene anche travolto da problemi personali – una vicenda giudiziaria legata a questioni di denaro – che ne minano la serenità​. Secondo alcuni partecipanti, Sammaciccia divenne col tempo più autoritario e paranoico, accentuando i contrasti interni​. In parallelo, gli Amici segnalavano che forze avverse erano all’opera: esisteva infatti un altro gruppo di alieni, chiamati CTR (abbreviazione di “Contrari”), di indole ostile e materialista, che osteggiavano i W56​. Questi CTR sarebbero intervenuti per sfruttare a proprio vantaggio le crepe nel fronte umano.

1978 – La crisi e la fine del contatto

L’armonia del progetto Amicizia si infrange definitivamente sul finire degli anni ’70. Nel 1978 i dissapori fra i terrestri raggiungono il culmine e la “catena d’amore” (uredda) si spezza: il gruppo non è più in grado di generare quella coesione positiva che, a detta dei W56, era il vero “carburante” della loro presenza sulla Terra​. Gli extraterrestri, che a detta di Gaspare avevano previsto tale epilogo, decidono dunque di interrompere l’esperimento​. Nell’autunno di quello stesso anno, inoltre, si verificherebbe lo scontro diretto con i nemici CTR: varie fonti riportano di una battaglia sotterranea nelle basi adriatiche. A novembre 1978 i CTR sarebbero riusciti a penetrare nei rifugi dei W56 e a distruggerli, costringendo gli ultimi extraterrestri a lasciare l’Italia​. Coincidenza o no, tra il 1978 e il 1979 diversi pescatori lungo la costa tra Ortona e Rimini segnalarono anomalie in mare aperto – onde anomale alte decine di metri, acque in ebollizione senza causa apparente – accompagnate da strane luci sull’Adriatico osservate di notte​. Nello stesso periodo si registra un picco di avvistamenti UFO in varie zone d’Italia, quasi a fare da rumoroso commiato alla stagione di Amicizia​. Dopo oltre vent’anni, dunque, il sodalizio cosmico giungeva al termine. Gli Amici salutarono i compagni terrestri ringraziandoli per l’aiuto e l’affetto dimostrato, senza alcun rimprovero per il fallimento – almeno secondo quanto ha riferito Gaspare De Lama: «I W56 l’avevano previsto e non ci rimproverarono nulla, anzi ci ringraziarono. E restammo per sempre amici»​. Di lì in poi, ciascuno tornò alla propria vita ordinaria, portando però con sé il bagaglio di un’esperienza a dir poco incredibile.

2007 – La rivelazione pubblica

Per quasi trent’anni il Caso Amicizia resta avvolto nel silenzio. Molti dei partecipanti originali scelgono di non parlarne con nessuno, se non in conversazioni private con altri appassionati. Solo all’inizio degli anni 2000 alcuni dettagli iniziano a trapelare negli ambienti ufologici, ma il grande pubblico ignora totalmente la vicenda. La svolta avviene nel 2007, quando l’ingegnere e ricercatore Stefano Breccia – amico di vecchia data di Sammaciccia – pubblica il libro “Contattismi di massa” (qui il link per l’acquisto su Amazon) svelando per la prima volta l’intera storia​. A spingerlo è stato lo stesso Bruno, che poco prima di morire -nel 2003- gli aveva chiesto espressamente di mettere tutto nero su bianco come sua eredità spirituale​. Il libro di Breccia raccoglie testimonianze di decine di persone coinvolte nel Caso Amicizia e riproduce alcuni documenti e fotografie fornite dai protagonisti. L’uscita dell’opera ha l’effetto di una deflagrazione: sulle riviste di settore si accende subito il dibattito, tra sostenitori entusiasti e critici feroci. La stampa generalista inizia anch’essa a interessarsi al fenomeno, rispolverando vecchi articoli (come quelli firmati da Dino Buzzati sul Corriere della Sera negli anni ’60​) e interrogando i testimoni ancora in vita. Il riserbo quarantennale si rompe: il Caso Amicizia diventa improvvisamente noto agli appassionati di UFO di tutto il mondo, e in Italia assume i contorni di un “mistero” nazionale, alimentato da servizi televisivi, convegni e pubblicazioni che si susseguono negli anni seguenti.

Gaspare De Lama e il suo coinvolgimento nel caso

Gaspare De Lama

Gaspare De Lama (1921-2024) è stato uno dei principali protagonisti umani del Caso Amicizia e, fino alla sua recente scomparsa, ne era l’ultimo testimone diretto ancora in vita​. Milanese, di professione pittore e gallerista d’arte, De Lama si interessava di ufologia già prima di venire a conoscenza degli eventi di Pescara. Nei primi anni ’60 era un appassionato ufologo dilettante e aveva stretto amicizia con il console Alberto Perego, uno dei pionieri degli studi UFO in Italia​. Proprio Perego – diplomatico idealista che negli ambienti del Ministero degli Esteri era soprannominato il “console pazzo” per le sue idee sugli alieni​ – lo mise sulla pista giusta, parlandogli di misteriosi avvistamenti nel nostro Paese. In seguito, come visto, Gaspare entrò in contatto con Bruno Ghibaudi e Bruno Sammaciccia, tramite i quali divenne parte integrante del gruppo Amicizia. All’epoca Gaspare aveva circa 40 anni ed era, insieme alla moglie Mirella, tra i membri più “maturi” del cerchio (molti altri erano poco più che ventenni). Il suo background artistico e la mentalità aperta lo resero particolarmente ricettivo verso l’eccezionalità dell’esperienza: «Entrambi essendo pittori, con una mente aperta e sensibile, fummo molto contenti di appurare personalmente la cosa», ha spiegato, ricordando l’entusiasmo con cui lui e Mirella accettarono di incontrare gli Amici. Da quel momento, per circa cinque anni, la vita dei coniugi De Lama cambiò radicalmente. Gaspare partecipò a numerosi incontri con i W56, sia in Abruzzo sia in Lombardia, assistendo a fenomeni che sfidavano ogni logica. «Ho assistito non solo alle loro sorprendenti manifestazioni dovute a un livello tecnologico per noi impensabile, ma ho appreso anche il loro modo di vivere» dirà​, sottolineando come gli alieni apparissero guidati da profondi valori etici: «Ai nostri occhi tutte le loro azioni apparivano motivate solo da amore verso l’Umanità e la Terra». De Lama divenne insomma uno dei confidenti privilegiati dei W56, tanto che alcuni episodi cardine della storia avvennero in collegamento con lui (come l’avvistamento fotografico del 1961-62 a Milano). Fu proprio Gaspare a mettere in contatto con il gruppo la famiglia svizzera di cui sopra, in seguito alla notorietà ottenuta dalla sua foto sull’illustrazione di Molino​. Per questo suo ruolo, la stampa lo definì talvolta “il PR degli alieni”. In realtà, De Lama amò sempre definirsi semplicemente un testimone: egli stesso rimarcò di non essere mai stato un capo, bensì di aver agito sotto la guida di Bruno Sammaciccia («Tra noi non c’erano capi… ma Bruno teneva le fila»). Bruno, secondo Gaspare, possedeva persino un dispositivo impiantato dietro l’orecchio dagli extraterrestri – una sorta di “telefono” per comunicazioni telepatiche rapide – che lo aiutava a coordinare il gruppo umanamente e logisticamente​. Gaspare provava una sincera ammirazione per Sammaciccia: «Mi ha tenuto per mano fino alla fine di questa mia esperienza durata 5 anni, alla quale devo molto, devo tutto».

Le testimonianze di Gaspare De Lama

Nel corso degli anni, Gaspare ha rilasciato diverse interviste fornendo il suo racconto dettagliato del Caso Amicizia. La sua narrazione, pur nella straordinarietà degli eventi descritti, si è mantenuta coerente nel tempo, confermando i punti salienti riportati anche dagli altri protagonisti (Sammaciccia, Breccia, Ghibaudi, etc.). De Lama ha confermato gli scopi altruistici attribuiti ai W56 – proteggere l’umanità dai propri istinti distruttivi e favorirne un’evoluzione spirituale – e ha descritto minuziosamente svariati episodi chiave, alcuni dei quali già accennati: le consegne di frutta e acqua sparite “per magia”, le comunicazioni radio anomale, gli avvistamenti ravvicinati di astronavi e persino apparizioni dirette degli alieni (in sembianze umane comuni) in luoghi concordati. Gaspare e Mirella furono anche testimoni di momenti conviviali con gli Amici: in più occasioni gli extraterrestri materializzarono piccoli oggetti come segno di affetto – ad esempio medagliette e monili – che la coppia conservò gelosamente. Colpisce, leggendo le parole di De Lama, la commistione tra aspetti tecnologici fantascientifici e risvolti quasi mistico-spirituali. Gaspare riferisce infatti che i W56 insistevano molto su concetti etici: attraverso la voce dell’alieno Sigir (da lui considerato “una sorta di saggio”), gli amici umani venivano spronati a comprendere il vero significato dell’Amore come forza universale​. «L’amore è quando tu non esisti, esistono gli altri», era uno degli insegnamenti di Sigir che più colpì De Lama​. Questo approccio quasi filosofico rese l’esperienza per Gaspare qualcosa di più profondo del semplice avvistamento UFO: per sua stessa ammissione, Amicizia rappresentò una “scuola di vita” che lo portò a cambiare prospettiva sul mondo e sul prossimo. Non a caso, negli anni successivi, lui e la moglie aderirono al Buddhismo e abbracciarono gli insegnamenti spirituali di Osho, coerentemente con quella ricerca interiore stimolata dall’incontro con gli extraterrestri​.

Gaspare De Lama dopo il Caso Amicizia

Con la conclusione dei contatti alla fine degli anni ’70, Gaspare De Lama tornò apparentemente alla normalità, ma custodì il segreto di Amicizia nel cuore per molto tempo. Per circa trent’anni, infatti, né lui né la moglie parlarono pubblicamente di quanto vissuto, sia per rispetto della promessa di riserbo fatta ai W56, sia per il timore di non essere creduti. In questo lungo periodo Gaspare si dedicò alla pittura e al proprio cammino spirituale personale. La svolta arrivò dopo il 2007, allorché – divulgata la storia da Breccia – De Lama decise di uscire allo scoperto per confermare la sua partecipazione alla vicenda. Da allora in poi, pur ultraottantenne, accettò di buon grado di raccontare la propria esperienza in interviste, conferenze e trasmissioni televisive. La sua testimonianza divenne molto ricercata e stimolò un rinnovato interesse nel pubblico: “Non si contano più le interviste e conferenze (che a volte perdurano fino alle 2 del mattino tanto è l’interesse della gente) cui è chiamato Gaspare De Lama” – veniva riportato nella Gazzetta Svizzera in un articolo del 2018. In effetti, tra il 2010 e il 2020 Gaspare è stato ospite innumerevoli volte di convegni ufologici in tutta Italia, accolto con curiosità e rispetto come memoria storica vivente di Amicizia.
Tuttavia, l’esposizione mediatica non fu priva di contraccolpi. De Lama dovette affrontare anche critiche e attacchi personali, soprattutto da parte degli scettici e di alcuni ambienti dell’ufologia “alternativa”. «Quando è uscito allo scoperto De Lama è stato attaccato, insultato, deriso», racconta la giornalista Sabrina Pieragostini, «soprattutto da esponenti del mondo della ricerca alternativa, che lo hanno additato o come un bugiardo spregiudicato o come uno sciocco manipolato». In un caso particolarmente spiacevole, Gaspare confidò di aver consegnato in buona fede quasi tutto il proprio materiale fotografico a un sedicente amico (membro di un noto gruppo ufologico) perché lo analizzasse – ma costui sparì con l’archivio e in seguito non fece che screditare pubblicamente i coniugi De Lama​. Nonostante l’amarezza, Gaspare scelse di non perseguire legalmente il fatto e di non serbare rancore: segno della sua indole mite e della filosofia di vita improntata al perdono​. Pieragostini, che lo conobbe personalmente, ne ha tracciato questo ritratto: “Gaspare era buono, generoso, tollerante… il rancore non gli apparteneva”.

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni della sua vita, De Lama – trasferitosi con la moglie a Mandello del Lario, sulle rive del Lago di Como – continuò a interessarsi attivamente di fenomeni UFO e spiritualità. La sua casa divenne una sorta di meta di pellegrinaggio per giovani e meno giovani che avevano vissuto esperienze “particolari” e cercavano conforto o conferme​. Gaspare accoglieva tutti con calore, ascoltando i loro racconti e condividendo la propria visione positiva: egli era convinto che i contatti con entità non umane fossero in aumento e interpretava questo fatto come un segnale di svolta imminente per l’umanità​. «Mi vengono a trovare tanti giovani… che canalizzano messaggi profondi, spirituali. Tutto mi fa pensare che siamo davvero vicini a una svolta», dichiarò in una delle sue ultime interviste, esprimendo ottimismo sul futuro​. Pur consapevole che il suo ruolo attivo si era concluso da tempo, De Lama si sentiva ancora parte – idealmente – di quel progetto di fratellanza cosmica avviato negli anni ’50. «Certo, il male esiste ancora, ma a livello galattico – mi hanno detto – il bene ha vinto la sua lotta», disse, ribadendo la fiducia che un giorno l’umanità avrebbe raggiunto un livello di coscienza superiore, come promesso dagli Amici. Alla veneranda età di 102 anni, il 2 febbraio 2024, Gaspare De Lama si è spento serenamente, portando con sé l’ultima testimonianza diretta di quel capitolo singolare dell’ufologia italiana​. La sua lunga vita – segnata indelebilmente dall’incontro con i W56 – lascia un’eredità fatta di domande aperte, ricordi incredibili e un messaggio di speranza: “Sono fiducioso, il cambiamento avverrà. Io lo vedrò dall’altra dimensione, ma lo vedrò comunque”, aveva detto salutando gli amici poco tempo prima di andarsene​.

Vicenda autentica o mistificazione? Le interpretazioni

Sin dalla sua emersione pubblica, il Caso Amicizia ha polarizzato le opinioni in modo netto. Da un lato ci sono coloro che sostengono la sostanziale veridicità della vicenda, dall’altro quanti la respingono come una bufala ben congegnata o un mito collettivo. Presentiamo di seguito le principali argomentazioni di entrambe le posizioni.

Le fotografie teoricamente scattate all’interno di un UFO dagli associati al Caso Amicizia. Fonte foto: www.castellinotizie.it

Le tesi a favore dell’autenticità

I fautori del Caso Amicizia evidenziano innanzitutto l’alto numero di testimoni indipendenti coinvolti. Secondo Stefano Breccia, sarebbero almeno una dozzina i testimoni diretti – tra cui professionisti stimati come Bruno Ghibaudi (giornalista scientifico RAI) e persino un diplomatico di alto profilo come Alberto Perego – e decine i testimoni indiretti che ascoltarono le loro confidenze negli anni​. Questa pluralità di persone, provenienti da ceti e luoghi diversi, renderebbe poco plausibile l’ipotesi di un inganno orchestrato da un singolo. Nessuno dei protagonisti, inoltre, avrebbe tratto vantaggi materiali dalla storia: “nessuno l’ha mai usata per arricchirsi”, sottolinea un’analisi, aggiungendo che non si intravede un chiaro movente per un falso così elaborato​. Un altro elemento citato a sostegno è la coerenza interna del racconto: malgrado la sua complessità, molti dettagli forniti dai testimoni combaciano tra loro. Ad esempio, Gaspare De Lama e altri hanno descritto in modo analogo le tecnologie dei W56 (come la smaterializzazione istantanea di oggetti e l’uso di comunicazioni telepatiche via radio) e le circostanze dell’incontro iniziale di Rocca Pia​. Inoltre, alcuni fatti esterni sembrano dare riscontro indiretto alla vicenda: si cita spesso l’ondata di avvistamenti UFO e fenomeni insoliti sul Mare Adriatico alla fine del 1978, potenzialmente compatibile con la descritta “guerra” finale tra W56 e CTR​. Non meno importante, i sostenitori ricordano che eminenti ufologi italiani hanno dato credito al caso: Roberto Pinotti, decano della ricerca UFO nazionale, ha addirittura scritto la prefazione di Contattismi di massa, avallando di fatto il lavoro di Breccia e la realtà di Amicizia​. Pinotti – così come altri studiosi – ritiene che la storia meriti attenzione, pur rimanendo in assenza di prove incontrovertibili. Egli stesso partecipò a una riunione a porte chiuse sul caso, in cui emerse che Pinotti in passato aveva introdotto Stefano Breccia nel gruppo di Amicizia, segno che anche negli anni ’60 alcuni ufologi “ufficiali” fossero al corrente (e non completamente scettici) sulla vicenda​. I sostenitori, infine, mettono in luce l’onestà percepita di testimoni come Gaspare De Lama: persone che, a costo di passare per matte, hanno deciso in tarda età di raccontare tutto pubblicamente, senza nulla da guadagnare se non – in alcuni casi – dileggio e attacchi personali. Questo, a loro avviso, depone a favore della buona fede dei protagonisti: “i protagonisti non avrebbero avuto particolari motivi per raccontare il falso”. Anche chi rimane dubbioso riconosce spesso che ascoltare De Lama lascia colpiti: “bisogna riconoscere però che i racconti del signor Gaspare De Lama… non possono lasciare indifferenti”.

Le tesi scettiche

D’altro canto, numerosi investigatori e appassionati rimangono estremamente scettici sul Caso Amicizia. Le loro argomentazioni si concentrano sulla mancanza di prove solide e sulle molteplici incongruenze/fantasiosità del racconto. In primo luogo, viene sottolineato che non esistono evidenze materiali verificabili: non ci sono documenti ufficiali, referti scientifici o reperti fisici associati agli eventi narrati. Le poche fotografie presentate a supporto sono altamente controverse. Ad esempio, una famosa immagine inclusa nel libro di Breccia – che mostrerebbe uno degli extraterrestri giganti in abbigliamento estivo – è stata smascherata come un falso: “la foto del giovanottone… presentato come extraterrestre gigante… è sicuramente fasulla”, afferma apertamente un’analisi critica (qui la fonte), citando sia l’opinione di esperti sia le ammissioni di alcuni testimoni che riconobbero la messa in scena​. Questo caso clamoroso di un semplice uomo in camicia hawaiana spacciato per alieno di 3 metri ha gettato un’ombra pesante sulla credibilità dell’intera vicenda, inducendo molti a liquidarla come un’elaborata frode. In generale, gli scettici evidenziano che tutte le foto note dei W56 sono ambigue quando non addirittura ridicole: immagini sfuocate di luci nel cielo, sagome indistinte e persino individui in costumi bizzarri (“una tuta assurda… e una maschera da sub”) che ricordano scenari da film di fantascienza di serie B​. In assenza di riscontri oggettivi, quindi, la storia si reggerebbe unicamente sulle parole dei coinvolti, il che per molti scettici è insufficiente dato il tenore eccezionale delle affermazioni.

Un altro punto critico riguarda le aspetti narrativi della vicenda, giudicati da taluni troppo simili alla fantascienza o al filone dei “contattisti” anni ’50 (come George Adamski in America). L’idea di alieni benevoli che vivono nascosti sulla Terra e insegnano l’amore ricorda, secondo i detrattori, tematiche quasi new age più che un evento concreto. Episodi come i camion di frutta teletrasportati, le voci che escono dalle radio o l’astronave su appuntamento appaiono ai critici come elementi poco credibili, al limite del fiabesco. “Un racconto assurdo, testimoni inaffidabili, totale assenza di prove”, sintetizza impietosamente un resoconto scettico, per il quale Amicizia suona come “una grande truffa o un colossale scherzo” orchestrato ai danni di ingenui appassionati​. C’è anche chi – tra gli stessi ufologi – pur non negando necessariamente tutto, ipotizza che la storia sia stata ingigantita da wishful thinking e autosuggestione collettiva. Magari un nucleo di avvistamenti reali c’è stato, ma poi il gruppo di Pescara avrebbe ricamato intorno ad essi un’elaborata saga, alimentandosi a vicenda con credenze e suggestioni. A sostegno di ciò si cita il fatto che almeno un membro del gruppo ebbe un crollo psicologico: un giovane testimone diretto finì internato in ospedale psichiatrico, dove pare sia rimasto per il resto della vita​. Questo tragico epilogo per alcuni indica che l’intera faccenda possa essere deragliata in una sorta di delirio condiviso, con conseguenze dannose. Inoltre, i critici trovano poco convincente che per decenni nessuno (a parte i protagonisti diretti) abbia avuto sentore di nulla: possibile che decine di voli di UFO, operazioni di carico/scarico merce e incontri con alieni giganti siano avvenuti senza lasciare alcuna traccia tangibile o testimonianze esterne? Nemmeno eventuali coniugi, parenti o amici dei partecipanti – a parte i coinvolti – hanno mai confermato aspetti collaterali, il che suggerisce ai dubbiosi che probabilmente molte scene si siano svolte più “nella mente” degli interessati che nella realtà fattuale. Infine, l’argomentazione più semplice dei detrattori rimane: affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie, e nel Caso Amicizia tali prove non sono mai arrivate.

Va detto che le due posizioni spesso si scontrano aspramente. Esemplare è quanto riportato dallo stesso Pierangelo Garzia (giornalista del Corriere): “C’è chi, anche tra alcuni ufologi, la considera una truffa, senza tuttavia spiegare come, perché, da chi e a quale scopo…”, a fronte di decine di persone coinvolte​ . In effetti gli scettici faticano a indicare un autore unico dell’eventuale inganno: Sammaciccia? Possibile, ma avrebbe dovuto avere complici molto capaci per simulare gli effetti descritti. Oppure ipotizzano una sorta di psicosi collettiva, difficile però da dimostrare. D’altro canto, i sostenitori faticano a controbattere la totale assenza di evidenze oggettive e ammettono che “non abbiamo a oggi prove certe della veridicità di questi accadimenti”​.

Conclusioni

A distanza di oltre mezzo secolo dagli eventi originari, il Caso Amicizia resta un enigma avvolto tra testimonianze appassionate e dubbi legittimi. È indubbio che la vicenda rappresenti un capitolo sui generis nella storia dell’ufologia: un caso di contatto prolungato e collettivo senza paragoni per durata e numero di attori coinvolti. Il racconto in sé è affascinante – ricco di valori positivi e spunti quasi mistici – ma proprio la sua straordinarietà impone un sano spirito critico. Le voci dei protagonisti, come quella di Gaspare De Lama, trasmettono convinzione e sincerità, ma la domanda cruciale rimane aperta: è accaduto davvero tutto questo? Al momento non esiste una risposta definitiva. Come scriveva un cronista, la storia fu “subito bollata come un’enorme bufala” da molti, eppure nessuno ha mai saputo indicare con certezza il come e il perché di un eventuale inganno​.

Il Caso Amicizia, in definitiva, rimane sospeso a metà tra leggenda e realtà, alimentato dai ricordi di chi giura di aver vissuto un’amicizia interplanetaria e la perplessità di chi non vi scorge che l’eco di un sogno. Forse, come suggeriva Gaspare De Lama, sta a ciascuno di noi mantenere una “mente aperta” e insieme uno spirito critico: consapevoli che, nel vasto mistero dell’universo, accadono cose ancora inconcepibili per la scienza, ma altre volte l’immaginazione umana colma i vuoti con la fantasia. Il verdetto finale su Amicizia spetta alla storia e alle evidenze che – chissà – un giorno potrebbero emergere. Nel frattempo, questa vicenda continua a incuriosire e far discutere, ricordandoci tanto i limiti della nostra conoscenza quanto la meraviglia che suscita l’idea di non essere soli e di poter, un giorno, stringere la mano a veri “amici” venuti dalle stelle.

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Fonti delle informazioni riportate:

  • https://stargardenuniverse.com/2023/01/25/caso-amicizia-quando-gli-alieni-socializzarono-con-gli-uomini/
  • https://www.castellinotizie.it/2024/04/27/ufo-il-caso-amicizia-unanalisi-critica-delle-prove-ufologiche-tra-falsificazioni-e-incoerenze/
  • https://gazzettasvizzera.org/w56-gli-alieni-si-nutrivano-frutta-riemerso-lincredibile-caso-amicizia/
  • https://misterobufo.corriere.it/2023/01/17/caso-amicizia-vero-o-falso/
  • https://misterobufo.corriere.it/2018/10/01/una-foto-rilancia-la-polemica-sul-caso-amicizia/
  • https://misterobufo.corriere.it/2024/02/02/addio-a-gaspare-de-lama-ci-ha-lasciato-lultimo-protagonista-del-famoso-caso-amicizia/
  • https://mikimoz.blogspot.com/2020/07/caso-amicizia-abruzzo-alieni-verita.html
  • Intervista a Gaspare De Lama & Mirella Bergamini – Storie di Centenari
    https://www.youtube.com/watch?v=x25BBUtopv4
  • UFO e Contatti Alieni: Gaspare de Lama e il “CASO AMICIZIA”
    https://www.youtube.com/watch?v=dn4LS4XuIX0
  • Il caso “AMICIZIA”: il lato oscuro degli UFO
    https://www.youtube.com/watch?v=cVLDLPscils
  • https://www.imdb.com/it/title/tt8000686/
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